Un gigante dell’amore per i più piccoli. Questo era, per quanti lo hanno conosciuto, Jean Vanier (foto), il fondatore delle comunità de “L’Arche”. Si è spento martedì 7 maggio, alle 2.10, all’età di novant’anni. Indebolito dal cancro, era ricoverato presso il Centro medico Jeanne Garnier a Parigi dove nelle ultime settimane era tenuto in cure palliative. L’annuncio della morte è stato fatto da Stephan Posner e Stacy Cates-Carney, i due responsabili de “L’Arche International”: “Jean ci ha lasciati alla fine di una lunga vita di eccezionale fertilità. La sua comunità di Trosly, L’Arche, Fede e Luce, molti altri movimenti e migliaia di persone sono stati nutriti dalla sua parola e dal suo messaggio”.
La notizia della sua morte ha fatto in poco tempo il giro del mondo ed ha raggiunto anche Papa Francesco in Macedonia del Nord. In un tweet scritto in francese Alessandro Gisotti, direttore ad interim della Sala Stampa vaticana, ha assicurato che il Papa “prega per lui e per tutta la comunità de L’Arche”. Il 13 maggio 2016, Francesco fece visita a sorpresa alla comunità “Il Chicco” di Ciampino della grande famiglia de “L’Arche” scegliendola come sua quinta tappa per l’iniziativa giubilare dei “Venerdì della misericordia”.
Fondatore de “L’Arche” nel 1964, Jean Vanier ha anche co-fondato il movimento Fede e Luce nel 1971 e ha ispirato la creazione di molte altre associazioni. “L’Arche” oggi è una Federazione internazionale che conta 154 comunità in 38 Paesi, con circa 10mila membri con disabilità mentali o senza. “Artigiano della pace – si legge sul sito dell’Arche che ne traccia un profilo – non ha mai smesso di testimoniare la ricchezza della vita condivisa e la fraternità con i più fragili, contribuendo a restituire alle persone con disabilità intellettive la loro dignità e il loro posto nella società”.
Leggi tutto l’articolo di Maria Chiara Biagioni su La Libertà del 15 maggio