Misteri armoniosi in Cattedrale

Arte e fede nella rappresentazione «Grani di bellezza»

Gli studenti coinvolti nello spettacolo sul santo Rosario “Grani di bellezza”, unendo i vari ordini delle Scuole “ImmaginaChe”, sono 256. Ora, anche contando un alunno per ciascuna Ave Maria della corona e moltiplicando per i quattro misteri della preghiera così come ampliata da san Giovanni Paolo II, avanzano una cinquantina di bambini e ragazzi.

Potremmo chiamarli “misteri armoniosi”, perché le loro performance, legate alla danza, al canto e alla musica, allo sport, alla lettura o anche solo alla presenza orante, sanno creare una piacevole euritmia. Dedicata senz’altro a partenti e amici che, in tre turni, entrano in Cattedrale per assistere, ma in primo luogo a Lei, la Madre celeste a cui era devotissimo il Servo di Dio don Pietro Margini, ispiratore del Movimento Familiaris Consortio e “patrono” della cooperativa sociale che gestisce le Scuole “ImmaginaChe” fra Sant’Ilario d’Enza e Reggio, ovverosia tre Istruzioni familiari (la primaria “Lola Sacchetti” e le secondarie di primo grado “Mariachiara” e “Rolando Rivi”) e il Liceo paritario scientifico e delle scienze umane “San Gregorio Magno”.

Sabato 4 maggio, la data del mese mariano scelta per la sacra rappresentazione, è un giorno da capricci meteorologici, tra schiarite abbaglianti e piovaschi repentini, prove generali del ritorno dell’inverno che si sarebbe palesato qualche ora più tardi. Ad ogni buon conto è un sole caldo che saluta i primi partecipanti pomeridiani radunati sul sagrato della Cattedrale.

Come commenta un adulto in attesa che si aprano le porte, una mobilitazione giovanile del genere ci ricorda che il Rosario non è solo la prece di “quando muore qualcuno”, ma è qualcosa di vitale, un dono semplice che, portato al cuore di Maria, ottiene grazie, pace, nuova fiducia.

Già all’esterno del Duomo, quando “Grani di bellezza” ha inizio, si è accolti dal Padre nostro e da un canto mariano con le parole scritte da monsignor Margini. Entrando, le navate sono adibite a spazio scenico di una visita itinerante, con un sensibile sforzo per l’illuminazione, l’amplificazione e la documentazione dell’evento: in mezzo ai giovani cameramen – le nostre foto sono di Francesco Ferrari – perfino il parroco don Casini riprende con il suo smartphone i quadri viventi presentati.

Continua a leggere tutto l’articolo di Edoardo Tincani su La Libertà del 15 maggio

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