Seminario, cantiere aperto

Lunedì 29 aprile sono intervenuti nello stabile di viale Timavo don Ravazzini, il Vescovo, il rettore di UniMoRe e altre autorità

Il cantiere che trasformerà in sede universitaria lo stabile del Seminario urbano, nell’uggioso mezzogiorno di lunedì 29 aprile, viene inaugurato da un gesto simbolico a sorpresa: la piccola folla formata da vip, sponsor e cittadini radunata appena oltre l’ingresso carrabile nella zona ovest, anziché alla posa di un mattone nuovo assiste alla demolizione di una parte del muro di cinta dell’immobile.
Non meno “perforante” della trivella meccanica appare nelle prime ore la polemica veicolata a mezzo stampa la mattina stessa da alcuni industriali reggiani per il fatto che ad aggiudicarsi la parte edile del primo lotto dei lavori è risultata un’azienda di Parma.

Ma le risposte, convincenti e concilianti, arriveranno di lì a poco, per bocca dell’architetto Mauro Severi, del rettore dell’Ente Seminario don Ravazzini e delle istituzioni convenute: si veda alla voce appalti trasparenti.
Delle discussioni di oggi fra venti o cinquant’anni non rimarrà traccia nella storia di Reggio, mentre merita certamente un posto rilevante la partenza del progetto “UniMoRe 2020”. Prima di spostarci per i discorsi inaugurali nell’atrio del Seminario, dove sono stati attrezzati un tavolo per i relatori e diversi posti a sedere, ricapitoliamo perciò la portata storica dell’operazione “Seminario”.

L’operazione
La ristrutturazione dell’immobile darà vita, nell’autunno del prossimo anno, al terzo Polo universitario di Reggio Emilia, che ospiterà circa duemila persone, tra studenti e personale, e includerà un nuovo studentato con oltre cento camere. L’intervento di restauro è diretto dall’Ente Seminario ed è suddiviso in quattro lotti. La spesa complessiva prevista ammonta a 12 milioni e 200mila euro. Il lotto A, già avviato, coinvolge tutti i piani dell’ala nord su viale Timavo, da quello rialzato fino al terzo piano, per la realizzazione di 1.032 posti aula e 160 postazioni di lavoro.

Leggi il testo integrale dell’articolo di Edoardo Tincani su La Libertà dell’8 maggio

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