Omelia pronunciata a braccio nella Messa del Crisma

Accogliendo la richiesta rivoltaci da molti lettori, pubblichiamo integralmente – dopo la registrazione e la trascrizione a cura del Centro diocesano Comunicazioni sociali – l’intensa omelia che il vescovo Massimo Camisasca ha pronunciato a braccio nella Messa del Crisma, il 18 aprile mattina in Cattedrale.

Eccellenza Reverendissima, caro Vescovo Adriano, carissimi sacerdoti e diaconi della nostra diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, cari fratelli e sorelle tutti, a tutti voi il mio saluto e il mio augurio.
Oggi parlerò soprattutto ai presbiteri e per i presbiteri: è la loro giornata, è la nostra giornata. Dico “nostra” in quanto presbitero di questa Chiesa. Ma ciò che dirò vale anche, per analogia, per i diaconi qui presenti e per tutti i fedeli laici. Tutto ciò che viene detto per un ordine nella Chiesa vale in realtà per tutti, fatti i dovuti accomodamenti, perché ciò che il Signore vuole insegnare ad uno costituisce sempre un insegnamento per tutti. Per esempio: dalle parole che vi ho scritto nella mia lettera sul celibato (si veda a pagina 2), possiamo benissimo comprendere cosa sia il matrimonio; da ciò che dirò sulla vita presbiterale si può comprendere che cos’è la vita familiare; quando parlo del sacerdozio ministeriale si può capire che cos’è il diaconato, eccetera. Le parole che sto per dire mi sembra potranno valere, in modo analogico, per tutti i presenti. Ho deciso anche di non scrivere niente, ma di parlare a braccio, tenendo solo degli appunti, in modo da essere più diretto nella comunicazione con voi.

La prima cosa che voglio fare con voi quest’oggi è ringraziare il Signore che ci concede ogni anno di vivere assieme questa nostra giornata. È un dono grande di Dio! È un dono bello poterci trovare qui assieme, perlomeno con la maggioranza dei presbiteri diocesani. Ci sono certamente anche quelli che non possono muoversi da casa, forse ci sono anche quelli che non sanno muoversi dalla parrocchia: ma la maggioranza siete qui.

Possiamo allora vivere assieme questo momento, che io sento essere un momento evangelico, come quando Gesù disse agli apostoli: Andiamo un poco a riposare (cf. Mc 6,31), togliamoci un poco dalle attività quotidiane stressanti e riposiamoci. Dove possiamo riposare, cari fratelli e sorelle, se non sul petto di Gesù (cf. Gv 13,25)? Se non nell’eucarestia? L’eucarestia dovrebbe essere, durante la nostra giornata, il momento più alto di riposo. Purtroppo sappiamo che non sempre è così, anche il vescovo lo sa. Talvolta arriviamo alla celebrazione della messa con in testa troppe cose, con nel cuore troppi drammi, troppe fatiche… e usciamo dalla messa come prima.

Leggi tutta l’omelia integrale su La Libertà del 1 maggio

 



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