La Pasqua insanguinata del 1945

Ca’ Marastoni: la commemorazione al sacrario delle Fiamme Verdi

L’eccidio di Ca’ Marastoni è una delle pagine più sanguinose scritte sul libro della storia della resistenza in montagna. Una Pasqua atipica, pasqua di dolore (1 aprile 1945), morte e disperazione, dove ancora una volta l’uomo è riuscito a raggiungere i peggiori traguardi. E così il 7 aprile scorso, nelle parole di don Alpino Gigli, parroco di Macognano, si consuma una triste verità: “La guerra è un male che crea più malvagi di quelli che toglie di mezzo”. Prosegue, don Alpino, spiegando che alla pace si arriva con il silenzio, la preghiera, la fede e il servizio, che nascono l’una dall’altra come un frutto che alla fine si tramuta nell’amore.

Monsignor Giovanni Costi nell’omelia, spiega come la parola di Dio echeggi con vitalità in questi luoghi, forte testimonianza delle gesta di chi venne prima di noi. Impossibile non pensare a quei ragazzi morti, uccisi per una rappresaglia, non ricordare le lacrime della staffetta Alba Ferri mentre piangeva ricomponendo il corpo di Vito Caluzzi, non pensare al sacrificio dell’altra staffetta, “Nadia”, la cui lapide è stata da poco sistemata presso il tempio di Ca’ Marastoni, sacrario delle Fiamme Verdi.

Leggi tutto l’articolo di Chiara Guidarini su La Libertà del 17 aprile

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