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L’omelia del vescovo Massimo nella Domenica delle Palme

Ecco l’omelia del Vescovo per la Messa nella Domenica delle Palme, presieduta in Cattedrale la mattina del 14 aprile.

Qui tutto il servizio fotografico si può consultare online sul sito

Cari fratelli e sorelle,
con questa celebrazione entriamo nella settimana più importante dell’anno. La Chiesa ci dona la grazia di rivivere la Settimana Santa, rivelando così il suo volto di madre premurosa e affettuosa, che dona a ciascuno dei suoi figli quanto di più prezioso esista: la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù Cristo.
All’inizio di questa messa, prima di entrare in Cattedrale, abbiamo benedetto i rami di ulivo e abbiamo accompagnato Gesù nel suo solenne ingresso in Gerusalemme. Egli, come abbiamo ascoltato dal Vangelo di Luca, camminava davanti a tutti salendo verso la Città Santa (cf. Lc 19,28). Gesù conosceva il duro destino che lo attendeva di lì a poco e desiderava con determinazione che si compisse. Accettava e abbracciava volontariamente la morte, certo dell’assistenza di Dio, suo Padre, e per amore degli uomini e delle donne di tutti i tempi.

Tutta la folla dei discepoli, vedendo Gesù giungere in sella a un puledro nei pressi del Monte degli Ulivi, fu piena di gioia e cominciò a lodare Dio per tutti i prodigi che aveva veduto (cf. Lc 19,37). Con quell’immagine (il giusto umile che entra in Gerusalemme cavalcando un puledro figlio d’asina) Israele vedeva compiersi un’antica profezia regale (cf. Zc 9,9). La folla amava Gesù. La gente semplice era felice di vederlo e di poter stare con lui: lo conosceva, erano noti i miracoli che egli aveva compiuto, le sue doti di umanità. Grande fascino esercitavano le sue parole. Ma tra la folla ci sono anche alcuni farisei, i quali sfidano il Signore dicendogli: Maestro, rimprovera i tuoi discepoli (Lc 19,39).

Continua a leggere il testo integrale dell’omelia di monsignor Camisasca su La Libertà del 17 aprile



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