La fede, al di là dell’icona

Chiavi di lettura dal volume «Nuovo Teatro Guadalupano»

Può uno studio letterario specifico suscitare interrogativi su come l’uomo, nel corso del tempo, dialoga con l’infinito e si rapporta al mistero? Risposta affermativa. È certamente il caso – di più, è il fine – del libro “Nuovo Teatro Guadalupano. La Madonna di Guadalupe nel teatro messicano del Novecento” (Nova Delphi Libri Srl, collana di saggistica, marzo 2019, 232 pagine, 20 euro) pubblicato da Angela Di Matteo, romana di origine e reggiana di adozione, Dottore di ricerca in Studi Euro-americani e docente a contratto di Lingua e Letterature ispano-americane per l’Università degli Studi Roma Tre. I suoi ambiti di ricerca comprendono il teatro e la narrativa messicana e argentina del XX e XXI secolo con particolare interesse per l’antropologia dell’immagine sacra, l’estetica dei corpi e la letteratura della migrazione e della memoria, temi sui quali ha pubblicato saggi in riviste scientifiche nazionali e internazionali.Il contesto del nuovo libro è già chiarito dal sottotitolo: la Virgen de Guadalupe è l’appellativo con cui la Chiesa venera Maria in seguito alle apparizioni avvenute fra il 9 e il 12 dicembre 1531 sulla collina del Tepeyac, a nord di Città del Messico, a Juan Diego Cuauhtlatoatzin, uno dei primi aztechi convertiti al cristianesimo; sul suo mantello rimase impressa l’immagine di Maria, ritratta come una giovane indigena. Da allora Nostra Signora di Guadalupe è il cuore pulsante dell’identità culturale nazionale. E il teatro messicano, sul quale Angela Di Matteo ha acceso i riflettori coniando peraltro il termine scelto per titolo, ha utilizzato lo spazio scenico per indagare le rivoluzioni dell’immaginario legato alla Vergine meticcia.
Vediamo di capirne di più.

Angela, quanto studio c’è dietro il volume “Nuovo Teatro Guadalupano”?
Innanzitutto i tre anni di dottorato, iniziato nel 2013 all’Università di Roma Tre e concluso nel giugno 2016. Per tutto il 2017 il testo ha riposato, finché nel 2018 è arrivata la proposta di pubblicazione dalla casa editrice, e c’è voluto un altro anno per sistemare le bozze.

Una ricerca tutta romana?
No, nel 2014 ho vissuto tre mesi e mezzo in Messico, dove ho avuto modo di studiare all’UNAM (Universidad Nacional Autónoma de México), presso El Colegio de México e alla Coordinación Nacional de Literatura del Instituto de Belles Artes di Città del Messico. Non si può parlare della devozione per la Madonna di Guadalupe senza ascoltare le persone e condividere del tempo con loro. Inoltre è stata fondamentale per le mie ricerche la Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, una risorsa importantissima che mi ha permesso di accedere a testi di filosofia e storia dell’arte di livello internazionale e non facilmente reperibili altrove. Sono dunque molto felice di poter dire che questo mio libro è entrato a far parte della Biblioteca centrale di quella che oggi è anche la mia città.

Leggi tutto l’articolo di Edoardo Tincani su La Libertà del 17 aprile

 

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