«Quando un futuro di pace in Siria?»

Le parole di Sheikh Abdo alla veglia di preghiera di Sassuolo

Pubblichiamo la trascrizione quasi integrale della testimonianza di Sheikh Abdo, siriano, intervenuto il 26 febbraio (pochi giorni prima della partenza del 5° viaggio in Libano della delegazione reggiana) al monastero delle Carmelitane Scalze di Sassuolo nell’ambito della veglia di preghiera per la pace in Siria “E pose la sua tenda in mezzo a loro”. Sheikh Abdo è portatore della “Proposta di Pace” in Siria e ha parlato a nome del popolo siriano oppresso.

Mi chiamo Sheikh Abdo e vengo da Homs, una città della Siria. Adesso vivo a Sant’Arcangelo di Romagna in provincia di Rimini. In Siria facevo l’insegnante e l’attivista per la riconciliazione.
Nel marzo del 2011 in Siria sono iniziate manifestazioni che chiedevano il rispetto dei diritti umani e la libertà. Il governo ha fin da subito contrastato queste manifestazioni dicendo che i promotori ricevevano soldi dagli stati europei e che erano tutti dei terroristi. Allo stesso tempo il governo ha anche iniziato a creare divisioni tra le varie confessioni religiose. Le persone che negli scontri di piazza venivano ferite, venivano portate in ospedale e molte di queste persone sono state poi uccise negli ospedali controllati dal governo.

Con lo scopo di portare la pace nel nostro Paese, nel 2011 abbiamo formato un gruppo di persone di diverse religioni per far emergere la verità su questi morti: andavamo a trovare le famiglie delle persone morte, ci fermavamo a ricercare i responsabili e ad accompagnare le famiglie in lutto a scoprire la verità, senza credere alle spiegazioni del regime il cui scopo era dividerci. Abbiamo anche promosso una piccola clinica dove curare i feriti per evitare che venissero portati negli ospedali.

Dalla Siria al Libano
Un giorno una persona vicina all’esercito sunnita mi ha detto che quella notte i militari sarebbero venuti a casa mia e per questo ho chiesto ospitalità a un amico. Quella notte l’esercito è effettivamente entrato in casa nostra e i militari hanno rovistato, rotto e rubato. Pochi giorni dopo sono scappato dalla Siria. Quando sono arrivato in Libano, nell’agosto del 2011, insieme ad altre persone ho contribuito anche lì ad istituire questa specie di clinica per i feriti di guerra e allo stesso tempo abbiamo cercato di aiutare le famiglie di coloro che lavoravano per l’esercito siriano e volevano disertare. Le famiglie dei disertori vengono minacciate dal governo, quindi ci assicuravamo che queste famiglie fossero al sicuro in modo che chi volesse disertare potesse farlo.
Ho anche contruibuito alla nascita del primo campo profughi in Libano dove al momento abitano 50 famiglie ed è stata istituita una scuola, la prima scuola elementare per rifugiati siriani che adesso conta 500 ragazzi.

Leggi tutto l’articolo di Sheikh Abdo su La Libertà del 10 aprile

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