Richiedenti asilo: le coop non partecipano alla gara di appalto

Le due RTI reggiane impegnate sull’accoglienza straordinaria dei richiedenti asilo non hanno partecipato alla gara d’appalto (scaduta alle 14,00 di oggi) emessa dalla Prefettura di Reggio Emilia sulla base dello schema di capitolato definito dal Ministero degli Interni in relazione al funzionamento dei centri di prima accoglienza, chiamati ad assicurare esclusivamente vitto e alloggio.

A darne notizia – rilevando che fino al 30 giugno prossimo i richiedenti asilo saranno comunque seguiti dalle due reti sulla base degli accordi stabiliti con la Prefettura – è Confcooperative, alla quale aderiscono tutte le cooperative sociali reggiane (Dimora d’Abramo e L’Ovile come capofila, unitamente a Centro Sociale Papa Giovanni XXIII, Coress-Il Piccolo Principe, La Vigna, Madre Teresa) che in questi anni, insieme al Ceis e alla cooperativa Ballarò, hanno gestito i servizi d’accoglienza per quasi 3.000 rifugiati in terra reggiana, circa 1.400 dei quali ancora presenti nel nostro territorio.

“La decisione assunta e comunicataci dalle cooperative – sottolinea Confcooperative – è degna di rispetto quanto lo sarebbe stata, in piena autonomia e in funzione degli orientamenti delle singole imprese, la partecipazione alla gara”.

“Resta comunque evidente il fatto che questa risoluzione – gravida di significati e conseguenze sulle attività d’impresa, sull’occupazione e sui legami anche umani creati in questi anni tra rifugiati e operatori – corrisponde all’unica scelta ritenuta possibile – spiega Confcooperative – a tutela della dignità, della funzione e delle competenze della cooperazione sociale, altrimenti equiparata a mero dispensatore di pasti e posti letto”. Una posizione netta, quella di Confcooperative, alla quale corrisponde anche la richiesta di sospensione in autotutela avanzata da Confcooperative, Legacoop e Agci dell’Emilia-Romagna.

Già all’inizio di marzo la centrale cooperativa di Largo Gerra aveva criticato duramente un capitolato che prevede esclusivamente il vitto e l’alloggio a beneficio dei richiedenti asilo, facendo venir meno ogni altro servizio (dall’alfabetizzazione alla formazione professionalizzante, ai tirocini lavorativi, al sostegno all’accesso ai servizi sanitari, all’assistenza psico-sociale per i più vulnerabili, ecc.) che in questi anni ha caratterizzato i percorsi d’accoglienza nel nostro territorio.

“Il taglio del 40% delle risorse giornaliere per ciascun migrante, che ha portato la base della gara a circa 21 euro – sottolinea la centrale di Largo Gerra – viene fatto pagare alle persone, alle imprese (alle quali non sono riconosciute neppure le spese per la sicurezza nei luoghi di lavoro, quelle per le manutenzioni e i farmaci fuori dal SSN) e alle comunità ospitanti, che vengono private di mediatori in termini di convivenza, integrazione e sicurezza, quando in realtà la soluzione più dignitosa e meno onerosa – tutta in mano allo stesso Ministero – sarebbe stata quella di accelerare le risposte alle richieste d’asilo”.

E’ paradossale – incalza Confcooperative – che si preferisca andare verso una pessima accoglienza piuttosto che mettere mano ai meccanismi che determinano permanenze che si protraggono per oltre 600 giorni fino alla prima istanza, ma il più delle volte giungono in prossimità o oltre i tre anni e con le quali il territorio sarà chiamato a fare i conti senza alcuna rete di accompagnamento”.

“I dati del “bilancio dell’accoglienza” presentati un mese fa dalle RTI reggiane – prosegue Confcooperative – parlano di integrazione e di accompagnamento evidenziati, in un arco di tempo di 18 mesi, da servizi scolastici per 973 persone, 325 tirocini lavorativi, 104 contratti di lavoro, formazione professionalizzante per 408 persone attività di volontariato che hanno impegnato 645 persone”.

“Tutto questo – sottolinea – viene cancellato dal nuovo capitolato, che rende impossibile qualunque percorso di inclusione sociale, è irrispettoso della dignità della persona, trasforma educatori e operatori dell’accoglienza in distributori di derrate alimentari ed espone le comunità a rischi sulla sicurezza e sulla convivenza”.

“Per tutte queste ragioni – osserva la centrale cooperativa di Largo Gerra – rilanciamo alle amministrazioni locali la proposta di attivare immediatamente un confronto che consenta di mettere a punto una comune strategia d’emergenza per affrontare una situazione che – seppure legata a scelte di carattere nazionale – rischia di ripercuotersi pericolosamente sui rifugiati e nei territori in cui i richiedenti asilo, da chiunque possano essere presi in carico, sulla base del capitolato attuale dopo il 30 giugno non avrebbero più alcuna forma di accompagnamento”.

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