Nel libro “Italiani poca gente” del professore Antonio Golini e del giornalista Marco Valerio Lo Prete (edizione Luiss University Press, 221 pagine) viene affrontato un fenomeno dimenticato dalla politica: il numero dei morti supera quello delle nascite e ogni tre giovani ci sono cinque anziani. Le coppie hanno sempre meno figli e ormai il numero degli anziani è superiore a quello dei giovani. Ma quali sono le conseguenze immediate di questo invecchiamento costante? Perché la politica non affronta il tema? Cosa accadrà nei prossimi anni, anzi decenni, in Italia?
Ci sono timidi tentativi ma la questione non si è mai posta con serietà e, per chi parla sempre di economia, non c’è l’attenzione che si deve nonostante i diretti effetti sulle finanze pubbliche. Questa indifferenza è “un enigma che non sono mai riuscito a decifrare”, scrive il laico Piero Angela nella prefazione al libro “Italiani poca gente”.
Il libro, con la fredddezza dei numeri, affronta le conseguenze del calo demografico in termini economici, di welfare, instabilità politica, conflitti, migrazioni e anche di declino geopolitico (basti pensare che il peso dentro alla Banca Centrale Europea si misura anche dalla popolazione e dal Pil del Paese).
I dati mostrano l’urgenza: oggi nel pianeta ci sono tre ragazzi per ogni anziano mentre in Italia la proporzione si è capovolta e ingrigita, tanto che ogni tre giovani ci sono… cinque anziani. Il nostro Paese ha raggiunto la natalità più bassa fra gli stati industrializzati e il numero dei morti (649 mila nel 2017) supera quello delle nascite (459.151 nel 2017, 576 mila dieci anni fa nel 2008). L’effetto di questi trend, dicono i demografi, lo pagheranno nei prossimi decenni i più giovani. La demografia ha tempi lunghi, ma il futuro è alle porte. Le conseguenze, per gli autori Golini e Lo Prete, sono già evidenti e si aggraveranno ulteriormente.
Leggi tutto l’articolo di Gabriele Soliani su La Libertà del 10 aprile