GIUDITTA, fiducia totale in Dio

Una ragazza rilegge la vicenda proposta dal Vescovo

Dopo il secondo incontro del Vescovo con i giovani in Cattedrale, proponiamo questo articolo scritto per La Libertà da una ragazza di Sassuolo: più che un resoconto, il suo testo è una condivisione sulla storia di Giuditta (spiegata da monsignor Camisasca durante la serata); è anche la conferma dell’efficacia di queste catechesi, che stimolano la fede dei giovani. Il terzo appuntamento, sulla figura di Rut, è per venerdì 5 aprile alle 20.45 in Cattedrale.

Chi sei, Giuditta? Ma, più di tutto, chi non sei Giuditta? Non sei una supereroina, non hai poteri sovrannaturali, sei una donna vissuta più di duemila anni fa e di te ricordiamo più che altro la violenza con cui hai decapitato Oloferne. Eppure ci tieni qui, in Cattedrale, un venerdì sera, incollati alle parole del libro che ti racconta, che si rivela Testamento Antico non per lontananza ma per saggezza, come le parole piene di vita di un nonno sapiente che il nipote fatica a decifrare.

Sei una donna bellissima, intelligente, e nessuno può dire male di te; probabilmente hai una grande sofferenza dentro, da quando tuo marito ti ha lasciato, ma hai trasformato quel dolore in intimità col Signore. Questo ci stupisce di te: sei ferma, consapevole della persona che sei, e hai il coraggio di andare contro all’opinione degli uomini perché ti fidi ciecamente di Dio. Così sei uscita dalla tua tenda disarmata, senza difese, vestita solo della tua fede, e sei riuscita a decapitare il comandante dell’esercito babilonese, che da trentaquattro giorni vi aveva lasciato senza acqua, senza cibo e, quel che è peggio, senza più la speranza che Dio potesse salvarvi.

“Chi siete voi dunque che pretendete di dare una scadenza a Dio, di ipotecare i piani del Signore?”: così hai detto ad Ozia, capo del tuo popolo, che voleva fidarsi di Dio ma non del tutto, che voleva lasciare uno spazietto per sé, che voleva fare alleanza ma fino a un certo punto; e forse quelle parole le stai gridando anche a noi, per tutte le volte che diamo una scadenza all’intervento di Dio nella nostra vita e pensiamo di farcela benissimo da soli. Dio ci educa ad aspettarlo, ci dici, a confidare al cento per cento in lui, ad essere parte attiva della nostra vita ma a lasciargli sempre uno spazio in cui intervenire perché, come dice sant’Agostino, “Dio ti ha creato senza di te ma non ti realizzerà senza di te”.

Continua a leggere tutto l’articolo di Cecilia Rivoli su La Libertà del 3 aprile

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