Sono stati due edifici religiosi della nostra città ad aprire le porte per le giornate FAI (Fondo Ambiente Italiano) di primavera lo scorso 23 e 24 marzo: la chiesa del Cristo e quella dei Santi Girolamo e Vitale martire.
Vero gioiello barocco, la chiesa del Cristo fu costruita nella seconda metà del 1700 nel luogo dove un anonimo artista reggiano, durante la peste del 1630, aveva dipinto ad olio sull’intonaco un “Cristo Crocefisso con la Vergine addolorata inginocchiata ai suoi piedi”.
L’edificio fu eretto su progetto dell’architetto reggiano Giovan Battista Cattani, che realizzò la scenografica facciata angolare il cui portale è sovrastato da tre statue di marmo, dello scultore veronese Angelo Finali, e che rappresentano Fede, Speranza e Carità.
La chiesa attualmente è in uso alla Comunità rumena e moldava di culto ortodosso ed è per questo motivo che la delegazione FAI di Reggio lo ha chiamato “Scrigno barocco e Ponte tra culture”.
Altro gioiello barocco è la chiesa dei Santi Girolamo e Vitale martire.
La sua storia parte ben più lontano; infatti già nell’anno 857 esisteva nel luogo una chiesetta dedicata a san Vitale.
Nel 1443 il piccolo edificio viene ceduto, dalle suore di San Raffaele, a una Confraternita che si era costituita proprio in quell’anno e che lo elegge a propria sede.
Verso la metà del 1600 un confratello, Ippolito Pratonieri, al rientro da un pellegrinaggio in Terra Santa, riporta un disegno con la riproduzione, con tanto di misure, del Santo Sepolcro in Gerusalemme, il luogo che aveva accolto il corpo del Cristo morto.
L’idea di cercare di riprodurne una copia in città piace parecchio e il nobile Simone Resti se ne accolla le spese.
Leggi tutto l’articolo di Giuseppe Maria Codazzi su La Libertà del 3 aprile