Tullio, un anno dopo

Dopo Le dieci parole di Tullio, dedicato ai dieci comandamenti, il vescovo Massimo Camisasca pubblica per Mondadori Electa un nuovo volume – Tullio, un anno dopo – in cui affronta alcune parabole del Nuovo Testamento e – come nel precedente libro – le fa raccontare da un ragazzo di dodici anni, Tullio. Ogni capitolo del libro ne introduce una: la pecora smarrita, i due figli, il seminatore, il figliol prodigo, i due costruttori di case, il fariseo e il pubblicano, il grano e la zizzania, il granello di senape, il buon samaritano, i posti a tavola. Dieci racconti per dieci grandi temi della vita di ogni ragazzo, invogliato così a riflettere su quanto accade, assieme alle persone che gli stanno vicino.Partendo da quei valori e da quelle regole di comportamento che sono validi anche per bambini che vivono in una famiglia laica e che sono in grado di parlare e di essere attuali anche per bambini nativi digitali.
L’opera si sviluppa su tre piani: il racconto, le illustrazioni di Marta Tranquilli, le citazioni evangeliche. Tre modalità diverse, ma complementari per accostare l’unica realtà delle parabole.
In questa pagina pubblichiamo l’ultimo capitolo del libro, I posti a tavola, con l’illustrazione originale di Marta Tranquilli, per gentile concessione degli autori.

“Tullio, un anno dopo” di Massimo Camisasca (Editrice Mondadori Electa ElectaJunior, 2019, 96 pagine, 14,90 euro. Da 8 anni)

 

I posti a tavola

Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: “Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: ‘Cedigli il posto!’. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: ‘Amico, vieni più avanti!’. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato” (Lc 14,7-11)

Agosto

Uno dei regali più belli che l’ampliamento della nostra vecchia casa ha reso possibile è un lungo tavolo in sala da pranzo. La nuova disposizione dei mobili ha permesso di sostituire un tavolo rotondo, finto antico e con una superficie di vetro, con questo, lungo lungo, interamente di legno. Ogni volta che viene preparato per il pranzo o la cena sembra che tutto, in quel locale, sia più grande e più bello. Quando la mamma apparecchia con la tovaglia bianca, mi piace ancora di più. Non mi dispiacciono anche le tovaglie colorate, amo molto quelle ricamate, ma nulla può superare in bellezza la biancheria da tavola candida. Poi i piatti: anche loro bianchi, non importa se non hanno la nobiltà della porcellana o della ceramica. Vanno bene anche di terracotta. Bicchieri trasparenti e brillanti. Posate lucide. I tovaglioli possono anche essere di carta colorata. Tutti verdi o rossi o gialli. Poi ci vuole un bel centrotavola. In molte occasioni io e i miei fratelli abbiamo aiutato la mamma a crearne uno.
Sopra un grande vassoio di cartone mettiamo tante pigne che abbiamo raccolto nel bosco; ognuna decorata da un nastrino colorato. Qua e là chicchi d’uva, bianca e nera, piccoli frutti della passione, fiori di lavanda, margherite… Il centrotavola deve rappresentare la bellezza di stare insieme, con le nostre diverse personalità, per formare un’unica grande famiglia. La tavola viene addobbata così solo in occasione delle grandi feste. Per esempio, quest’anno abbiamo inaugurato la nuova sala da pranzo in occasione del 15 agosto, la festa dell’Assunta. Visto che adesso c’è molto più spazio per invitare gli amici, per la festa non c’eravamo solo noi cinque. C’erano anche i Ferrari e un collega del papà, Reginaldo, con sua moglie e i loro tre figli. Ero molto curioso di conoscerli, il papà mi aveva detto che due di loro erano poco più grandi di me. In tutto eravamo dodici persone. Oltre al centrotavola e ai tovaglioli, che per quest’occasione erano azzurri, la mamma ci aveva chiesto di preparare anche un piccolo segnaposto con il nome, così che tutti noi, insieme agli amici, ci sentissimo attesi e accolti uno per uno. L’attenzione della mamma per queste piccole cose mi stupisce sempre: lei è molto silenziosa, non si mette mai al centro dell’attenzione, anzi vuole che ogni persona, quando entra in casa nostra, si senta in qualche modo unica e speciale.

Continua a leggere il testo tratto dal libro “Tullio , un anno dopo” di Massimo Camisasca su La Libertà del 3 aprile

 

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