SEDRIO e l’oratorio dei Corradini

Dedicato all’Annunciazione della Vergine, era parte della villa dei Montereggiolo

Nella disamina degli oratori ubicati nel territorio vezzanese questa volta la mia attenzione è rivolta verso il bell’edificio religioso posto a Sedrio e di proprietà della famiglia Corradini, da loro ereditato dai nonni nel 1900. è dedicato all’Annunciazione della Vergine e faceva parte della principesca villa dei Montereggiolo (già dei canonici di San Prospero) ed è ancora saltuariamente officiato. Un oratorio questo già dei frati del Parolo di Reggio, passato quindi ai Ferrari di Sedrio, ai Lolli ed ai signori Friggeri che lo ridussero ad uso profano; è ubicato lungo l’allora strada nazionale che conduceva a Castelnovo Monti, è da intendersi probabilmente altro da quello più antico localizzato “sempre in loco denominato San Pietro”.

Dai documenti conservati in casa Corradini e provenienti dalla curia vescovile di Reggio Emilia risulta quanto segue: l’oratorio Ferrari è situato in villa di Sedrio sotto la parrocchia di Vezzano, nel 1724 aveva per dote due pezze di terra poste in luogo detto di là dalla costa, nel territorio di Muzzadella. La prima di Bif. 1/2 confinante a mezzodì col Conte Cassoli, a sera con Ippolito Lusignani a mattina la via. La seconda di Bif. 1 confinante a mezzodì con Cassoli, a sera con Domenico Catelli, a mattina con Domenico Barbieri. Questa dote fu assegnata all’oratorio dal fu Matteo Ferrari padre di don Gabriele e di Francesco che lo possedevano nel 1724 affinché con la rendita lo si mantenesse sempre in buon stato. Inoltre c’era l’obbligo e onere di 12 Messe all’anno per il fondatore e obbligo di dare un’oncia di cera ogni anno alla Mensa Vescovile. Nel 1750 il proprietario ne era il Cap. Ferrari e nell’Oratorio si diceva Messa ogni festa.

Non si parla più della dote nel 1750. L’oratorio è annesso alla villa e presenta una semplice facciata a capanna orientata a levante. Al suo interno sopra all’altare un bel dipinto su tela di autore ignoto – incastonato in una cornice in scagliola e raffigurante l’immagine della Vergine che riceve dall’Arcangelo Gabriele l’annuncio di aspettare il Figlio salvatore – è datato 1703, data probabile della costruzione dell’oratorio. Al suo interno due lapidi marmoree poste sul muro ricordano alcune sepolture, una delle quali riguarda le ossa del dottor Antonio Lolli, della moglie Marianna Cerretti Lolli e della loro figlia Maria Lolli maritata Marchi. Nel 1830 Antonio Lolli fece restaurare l’edificio sacro e fece costruire sotto il pavimento delle tombe affinché fossero in seguito sepolte le spoglie della sua famiglia. Le ossa furono trovate nel 1987, quando l’attuale proprietario, l’ingegner Michele Corradini, fece restaurare il vecchio pavimento che presentava segni di cedimento e sotto, con grande sorpresa, furono trovate delle celle funerarie con volta in mattoni; in una di queste tre scheletri perfettamente posizionati. I lavori continuarono e le ossa furono lasciate come le avevano trovate.

Leggi l’articolo completo di Domenico Amidati su La Libertà del 13 marzo

 

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