Comodi malintesi: storie di ordinario abbandono

Domenica 3 febbraio si è celebrata la Giornata per la Vita, che ci ricorda come siano ancora tante, troppe, le situazioni in cui la vita non solo non viene protetta e cautelata, ma viene ostacolata, aggredita, soppressa.
Il messaggio del Consiglio Episcopale Permanente per questa giornata, messaggio dal titolo “è vita è futuro”, ribadisce come la speranza nel futuro abbia radici in un presente che salvaguarda la vita, che riconosce l’esistenza come un dono prezioso, non un diritto deprezzato.

Il cristiano dovrebbe sentire forte il richiamo ad accogliere, servire e promuovere la vita in ogni situazione, specie quando l’esistenza umana è minacciata e bisognosa. Che innumerevoli siano i casi in cui la vita viene soffocata, violata e sfruttata ce lo testimoniano le statistiche e le indagini compiute dalle diverse organizzazioni sparse nel mondo.
Milioni di bambini sono privati della possibilità di vivere la propria infanzia, di crescere, di giocare, di imparare. è stato stilato un indice globale dei fattori che mettono a rischio l’infanzia in più di cento paesi del mondo: malattie, malnutrizione, povertà, lavoro minorile, guerre, persecuzioni, mancata scolarizzazione, per non tacere le violenze subite dalle ragazze, costrette a sposarsi prima dei 15 anni e ad avere gravidanze precoci e gli innumerevoli omicidi di bambini e ragazzi, per l’aumento delle bande criminali.

Vite soffocate, sfruttate, violate, esistenze dimenticate, oltraggiate, abusate. L’errore più diffuso e temibile in cui si può incorrere leggendo questi raccapriccianti dati è quello di ritenersi immuni da simili scandali.
A sostenere tale illusione sono le classifiche dei paesi in cui l’infanzia incontra condizioni favorevoli: l’Italia pare posizionarsi al nono posto. Certamente non è il Niger, che primeggia per gravidanze precoci, o la Siria, con il maggior numero di sfollati, o il Sudamerica, con il più elevato tasso di omicidi tra bambini e ragazzi.

Leggi tutto l’articolo di Mariacristina Nasi su La Libertà del 6 marzo

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