Occhi accoglienti grazie a Salgado

A Reggio Emilia, fino al 24 marzo, è esposta la mostra “Africa ” del fotografo Sebastião Salgado, allo Spazio Gerra e allo spazio Binario49. Le foto esposte sono 100 e raccontano i luoghi, il popolo e alcune situazioni di povertà a partire dal 1973 fino al 2006; sono state scattate in Mozambico, Malawi, Angola, Zimbabwe, Sudafrica, Rwanda, Uganda, Congo, Zaire e Namibia. Le foto sono in bianco e nero e sono meravigliose. Catturano espressioni e realtà che creano nel visitatore un misto di soggezione, rispetto, tenerezza e rabbia. Ritraggono persone stanche ma piene di speranza. Una delle foto che mi ha fatto riflettere maggiormente è quella che ritrae profughi rwandesi esausti in viaggio tra Ubundu e Kisangani, in Zaire, nel 1997. In questa foto vengono riprese tante persone dal viso stanco e sofferente, ma non disperato o triste. Queste persone che vengono umiliate come esseri umani custodiscono dentro di sé una forza che nessun uomo e nessuna violenza né cattiveria potrà mai distruggere.
I paesaggi africani sono bellissimi e immensi. Spaventano perché sembrano ingestibili come ingestibili sembrano i flussi di persone buttate per strada e lasciate morire. Le dune e i mari di sabbia sono meravigliosi e imprevedibili come imprevedibili sono le menti cattive che compiono gesti assassini.

Eppure nei volti arrabbiati di tanti bambini orfani, che vengono utilizzati per lavorare o combattere, si legge anche il bisogno di aiuto da parte di chi può darlo. Le mamme sembrano guerrieri invincibili che sfidano qualsiasi cosa pur di proteggere i loro figli. I loro corpi seminudi non offendono lo sguardo del visitatore perché ciò che prevale in loro è la fierezza delle loro opere. Sono mamme che lavorano i campi, che allattano i figli e che restano lì senza scappare nonostante tutte le forme di violenza che esse possano subire e nonostante l’assenza di persone che possano ascoltare le loro grida, i loro lamenti, i loro bisogni…

Continua a leggere tutto l’articolo di Tina Ferrara nella pagina dei Lettori su La Libertà del 27 febbraio

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