Unità «Beata Vergine della Neve»: nove parrocchie dal volto missionario

Camisasca visita le comunità di Bagno, Castellazzo, Corticella, Gavasseto, Masone, Marmirolo, Roncadella, Sabbione e San Donnino

Nove comunità-sorelle camminano insieme tra Reggio Emilia e Casalgrande. Siamo nell’unità pastorale “Beata Vergine della Neve” che comprende le parrocchie di Bagno, Castellazzo, Corticella, Gavasseto, Marmirolo, Masone, San Donnino, Roncadella, Sabbione. In tutto circa diecimila abitanti (600 gli stranieri) distribuiti su un territorio di quasi cento chilometri quadrati.
In questa zona prestano servizio tre sacerdoti e due diaconi: don Roberto Bertoldi (parroco), don Emanuele Benatti (collaboratore pastorale), don Luigi Veratti (aiuto festivo) e i diaconi Danilo Castellari e Davide Faccia. Sul territorio dell’unità pastorale si contano poi tre esperienze di vita consacrata: la comunità delle Suore Missionarie Francescane del Verbo Incarnato (in due sedi: la Scuola Materna “Divina Provvidenza” e l’attigua Casa di preghiera), i Servi della Chiesa nella casa parrocchiale di Masone e Fabiola Fantini dell’Ordo virginum diocesano che risiede a Castellazzo.
Il Vescovo incontra l’unità pastorale venerdì 22, sabato 23 e domenica 24 febbraio.

Tra integrazione e crescita individuale
“Trovare continuamente il giusto equilibrio tra il processo di integrazione e la valorizzazione delle singole comunità – si legge nella relazione elaborata dall’unità pastorale per preparare la venuta del Vescovo – è certamente uno dei punti centrali su cui lavorare, perché nessuna comunità si senta il tutto e nessuna si senta il niente dell’unità pastorale. Al fine di aiutare tutti a sentirsi soggetti protagonisti di questo cammino, stiamo cercando di valorizzare, per quanto possibile, ogni singola comunità, secondo la propria storia, la propria identità e specificità, i propri doni e anche i diversi spazi che ciascuna possiede; in modo che ciascuna possa mettere a servizio e disposizione delle altre ciò che è e ciò che ha”.

L’attenzione posta sulle comunità traspare chiaramente dalla formulazione degli organismi di governo-servizio di cui l’unità pastorale si è dotata. Anche se non si esclude che in futuro possa esserci un consiglio di unità pastorale, attualmente le singole comunità definiscono la loro vita nell’ambito di assemblee parrocchiali aperte a tutta la comunità e di consigli per gli affari economici parrocchiali.
Il numero elevato delle comunità richiede che le stesse sempre di più imparino a convocarsi e trovarsi con continuità anche senza la presenza dei sacerdoti. A livello di unità pastorale il “governo-servizio” passa dall’assemblea generale dell’unità pastorale e dalle commissioni divise per ambiti specifici. Le commissioni sono un po’ il cuore operativo dell’attività e della riflessione e in questo momento hanno bisogno di essere rinnovate e ri-motivate.

Slancio missionario
“Il nostro intento è costruire un’unità sempre più corresponsabile, presieduta non solo dai sacerdoti, ma da una comunità ministeriale composta da sacerdoti, diaconi e laici (sia uomini che donne) ognuno nello specifico della propria vocazione e che insieme siano a servizio delle comunità e dell’unità pastorale”.
Al cuore della riflessione innescata nelle nove parrocchie dalla visita di monsignor Camisasca c’è lo slancio missionario: “Un aspetto su cui dobbiamo maturare e lavorare è la capacità di tenere intimamente legati tra loro il servizio, il fare del cuore su cui le nostre comunità sono davvero molto ricche e generose, con la capacità di fermarsi a pregare e riflettere insieme su quanto viene fatto, dove invece facciamo molta più fatica”.

“Stiamo cercando di promuovere i centri d’ascolto sulla Parola di Dio, che consideriamo vitali per ogni discorso e ogni azione pastorale. Da come vi amerete, sapranno che siete miei discepoli, ricorda Gesù ai suoi amici. Lo stile con cui facciamo le cose deve essere già annuncio. La collaborazione tra le diverse realtà della comunità insieme all’annuncio e alla testimonianza è centrale anche in relazione alla gestione economica ed amministrativa delle nostre parrocchie. Sentirsi un’unica famiglia, condividendo fede, progetti, finalità e perfino condividendo le risorse economiche non è scontato”.

Leggi il testo integrale dell’articolo di Emanuele Borghi su La Libertà del 20 febbraio

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