Riflessioni teologiche, Islam e Cristianesimo: la PREGHIERA

La Preghiera (Salat) è il secondo pilastro dell’Islam ed è menzionata immediatamente dopo la Professione di fede o Credo (Shahada). Infatti per pregare bisogna innanzitutto credere che la preghiera ci mette in contatto con Dio e/o con i santi ai quali è rivolta. Essa è un’attestazione fondamentale della spiritualità del credente, a qualsiasi religione appartenga. A seconda della religione a cui appartenga il credente, la preghiera si diversifica nelle sue forme attuative e rituali.

Per il cristiano

Per il cristiano, l’orazione può essere di adorazione, rivolta a Dio Padre o a Gesù, e di venerazione per la Vergine Maria ed i santi. Nel Cristianesimo esistono preghiere di intercessione, ringraziamento, lode, lamento, pentimento, supplica nelle difficoltà della vita. Pregare è il cuore della vita, il respiro dell’anima ed il desiderio di comunicare con Dio, oltre che una santa pratica giornaliera. La preghiera inoltre alimenta la fede, che può essere paragonata ad una lampada ad olio, in cui lo stoppino è la preghiera, l’olio è la pratica religiosa e la fiamma è la fede, generata dai due elementi.

Senza la preghiera e la conseguente pratica religiosa, la fede si affievolisce fino a spegnersi e l’anima è alla mercé del male, sempre in agguato, ed esposta alle sue tentazioni. La preghiera è un fenomeno umano universale, il mezzo indispensabile per mettersi in contatto con Dio. Ogni persona ha il suo modo di pregare, ma la sua grandezza si misura dall’intensità del suo rapporto con Dio, nel sentirlo vicino. Se la preghiera nasce dal nostro cuore, raggiunge anche quello di Dio. Tutte le preghiere che la Chiesa ci ha insegnato fin dalla nostra fanciullezza sono meravigliose, tuttavia quella che nessuno ci ha insegnato, ma sgorga direttamente dal nostro cuore, è quella che tocca anche il cuore di Dio, specie se offerta nel nome di Gesù.

Ogni creatura che nasce è come una pianticella che Dio ci dona da coltivare. Quando si mette a dimora una pianticella, la si deve annaffiare ogni giorno perché le sue corte radici non arrivano ad assorbire nutrimento dal terreno. La stessa cura deve averla la madre, la prima educatrice, sulle cui ginocchia si ha la prima educazione cristiana. Il resto lo farà lo Spirito Santo. Io che sono anziano capisco che la madre di oggi lavora, esce di buon’ora di casa, ma non può prescindere dal suo impegno primario di fornire il nutrimento per l’anima alle sue creature, come si preoccupa di fornire il cibo per il corpo.

Il credente può pregare dovunque, anche se la preghiera comunitaria in chiesa porta grazie straordinarie che non sempre percepiamo. La grazia di Dio ha delle vie che noi non possiamo immaginare.
Ho conosciuto in Iran la moglie morente di un mio amico, che aveva supplicato la Vergine Maria, da madre a madre e non con le preghiere mariane tradizionali, e l’ho vista andare a casa dall’ospedale totalmente guarita. Ho visto a Medjugorje un ateo americano farsi frate. Ho conosciuto un collega di lavoro, di famiglia atea, in cui la madre non aveva insegnato nulla al figlio; questi un bel mattino, fra lo stupore dei genitori, annunciò loro che lo stesso giorno sarebbe entrato in seminario e divenne uno straordinario sacerdote.

Per il musulmano

Per il musulmano, la preghiera è prescritta 5 volte al giorno: all’aurora, a mezzogiorno, alle 15; al tramonto ed alla sera verso le 21. Se impossibilitato, almeno due volte, al sorgere del sole ed al tramonto. Non esistendo per l’Islam il purgatorio, non esistono preghiere di intercessione per i defunti. La preghiera può essere rituale, recitata in Moschea con la direzione di un Imam (Sunnita) o di un Mullah (Sciita), seguita dal sermone (Qutba), oppure in qualsiasi altro ambiente. La preghiera è sempre preceduta dalle abluzioni rituali. Il pavimento della Moschea è completamente coperto da tappeti. Se la preghiera viene eseguita fuori dalla Moschea, viene utilizzato un tappeto da preghiera (Saggada), che isola l’orante dal mondo esterno.

Continua a leggere il testo integrale dell’articolo a firma Alfredo su La Libertà del 13 febbraio

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