Marta e Silvia in India

A Versova, per crescere in consapevolezza di sé e del mondo

Sono in partenza Marta Lanzi e Silvia Orlandini, ragazze di 19 e 20 anni, che hanno scelto di spendere sei mesi della loro vita in India. Partiranno giovedì 14 febbraio e torneranno martedì 16 luglio, destinazione Versova, dove saranno ospitate presso la Casa della Carità.
Le ragazze vivranno un’esperienza di condivisione e di servizio nei confronti delle persone più fragili, volta alla conoscenza delle Case e dell’India.

Marta è una ragazza originaria dell’unità pastorale “San Giovanni Paolo II” di Reggio Emilia ed è ausiliare della Casa di Carità di San Girolamo; ragazza semplice, allegra e con la voglia di dimostrare a tutti le sue qualità.
Silvia è una ragazza di Campagnola, attiva in parrocchia come educatrice, ragazza dolce, con la voglia di scoprire il mondo e scoprire nuovi modi di leggere la realtà.

Tutte e due le ragazze sono impegnate da diversi mesi in un percorso di formazione e giovedì 24 gennaio hanno concluso la loro formazione, con la celebrazione della messa in San Girolamo.
La messa è stato un bel momento per condividere con i parenti, gli amici e tutte le persone interessate la loro partenza, i loro desideri e le aspettative del viaggio che le porterà a impegnarsi nei prossimi mesi nelle Case e con il popolo indiano.

Abbiamo raccolto le loro risposte alla più importante delle domande: “Perché partite?”
Marta Lanzi: “In molti mi hanno chiesto perché parto: parto perché vorrei conoscermi più a fondo, mettermi alla prova senza i soliti punti di riferimento. Parto con il desiderio di essere aperta a ciò che imparerò nell’incontro con persone e culture diverse dalla mia. Parto sostenuta dall’affetto, dall’amore di tante persone che mi hanno aiutato a diventare grande e mi hanno sostenuta nei passaggi difficili del mio cammino. Porto con me tutti i dispiaceri, le delusioni, le fatiche e i dolori che ho vissuto in questi anni: questi mi hanno aiutato a capire che sempre si può ripartire, mi hanno reso più forte e capace di essere consolazione anche per altri. Io dalla missione mi aspetto di essere più cosciente e consapevole di chi ho intorno e di quello che succede negli altri paesi del mondo. Dall’India mi aspetto di avere un piccolo cambiamento nella mia vita e di trasmetterlo a tutte le persone che ho intorno”.

Continua a leggere tutto l’articolo su La Libertà del 13 febbraio

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