L’adolescenza nella letteratura del Novecento

In mancanza di un lavoro organico, che non sono riuscito ad elaborare, fornisco alcuni appunti su tre libri che hanno come personaggi degli adolescenti.
Ne Gli adolescenti c’è il problema della crescita fisica e del rapporto con il proprio corpo. In Agostino c’è il rapporto con la madre, con i coetanei e soprattutto la scoperta del sesso. In Volevo i pantaloni c’è, sia pure spinto fino al grottesco, lo scontro con la società degli adulti.

La crescita

Il tema della crescita fisica e dei turbamenti che porta con sé è stato affrontato, nel modo più esplicito, dallo psichiatra e scrittore Vittorino Andreoli nel racconto “Gli adolescenti” (1985). In esso c’è una ragazza, Chiara, che, all’inizio dell’inverno, si accorge di non riuscire più a indossare il suo amatissimo cappottino rosso. La obbligata rinuncia al cappotto – divenuto ormai il simbolo di una felicità e di una perfezione perdute – scatena in Chiara il discorso della propria accettazione o non accettazione. All’inizio ella non si accetta e la sua crescita è vissuta nei termini di una vera e propria metamorfosi. Il richiamo alla Metamorfosi non è casuale, sia perché è ricordato dalla stessa Chiara, sia perché il tono del racconto (il modo in cui Andreoli restituisce la percezione che Chiara ha di sé) è volutamente kafkiano.

Ciò che succede a Chiara, del resto, sta succedendo anche a un suo compagno di scuola, Francesco, il quale è tormentato dai foruncoli (cioè dall’idea dei foruncoli) e dall’idea della sua bruttezza. Entrambi, Chiara e Francesco, convinti della propria deformità, si reputano indegni l’uno dell’altro.
Tutto ciò può sembrare esagerato. E volutamente Andreoli si avvale di figure retoriche (metafore, iperboli eccetera) che rendono la percezione-di-sé dei suoi personaggi.

Ciò che salva Chiara e Francesco è l’amore. Si potrebbe dire che tutta la prima parte del racconto è la storia della solitudine di Chiara e Francesco e del loro reciproco cercarsi. Nella seconda parte, invece, essi attraversano, mano nella mano, la città, anzi l’inferno metropolitano, ricco di figure di dannati: e sono prima i ragazzi che si drogano, poi le ragazze che si prostituiscono, poi l’ubriaco, poi il suicida, poi i teppisti, poi il vagabondo…
Naturalmente Chiara e Francesco sono stati fortunati – a incontrare l’amore, a incontrarlo così presto, a incontrarlo nella persona giusta.

Nel secondo racconto di Andreoli, “Una nuvola di polvere”, Giovanni, un adolescente trascurato da tutti, adulti e coetanei, trova tragica corrispondenza solo nel drogato che gli offre l’eroina…
Sia ne “Gli adolescenti” che ne “Una nuvola di polvere”, comunque, gli adulti (genitori, insegnanti) sono figure assenti o poco significative. Sembra quasi che il vero problema dell’adolescenza non sia l’adolescenza ma l’assenza, l’insignificanza o l’incomprensione da parte degli adulti. Ciò sembra l’elemento costante in tutte le storie di adolescenti.

Leggi tutto il saggio di Antonio Petrucci su La Libertà del 6 febbraio

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