I veri numeri sull’aborto in Italia

Il 18 gennaio scorso il Ministero per la Salute ha reso noti i numeri dell’applicazione della legge 194 sull’aborto in Italia: nel 2017 sono stati registrarti 80.733 aborti. Il Ministero si affretta a dire che si conferma il trend in diminuzione del fenomeno, con un’ulteriore spinta in più perché le IVG (interruzioni volontarie di gravidanza) diminuiscono rispetto al 2016 (-4.9% rispetto al dato del 2016 e ben -65.6% rispetto al 1982, anno in cui si è osservato il più alto numero di IVG in Italia con 234.801 aborti).
Liguria, Umbria, Abruzzo e Provincia Autonoma di Bolzano sono le Regioni dove le IVG hanno mostrato un rallentamento importante. Al contrario la Provincia Autonoma di Trento è l’unica con un lieve aumento di interventi.
Perché diciamo che il Ministero parla di “diminuzione” ma non convince?

Il Ministero stesso ammette che, come già emerso negli ultimi due anni, il recente andamento dell’IVG potrebbe essere almeno in parte influenzato dalle determine AIFA del 21 aprile 2015 (G.U. n. 105 dell’8 maggio 2015) e del 1° febbraio 2016 (G.U. n. 52 del 3 marzo 2016) che hanno eliminato, rispettivamente, per le maggiorenni l’obbligo di prescrizione medica dell’Ulipristal acetato (ellaOne), contraccettivo d’emergenza meglio noto come “pillola dei 5 giorni dopo”, e del Levonorgestrel (Norlevo), contraccettivo d’emergenza meglio noto come “pillola del giorno dopo”.
Questa è un’evidenza che porta alla luce un dato scientifico e cioè che la pillola dei “5 giorni dopo” (ellaOne) e quella del “giorno dopo” (Norlevo) non sono una “contraccezione d’emergenza” in senso stretto ma vere e proprie pillole intercettive che impediscono la prosecuzione dell’eventuale gravidanza già iniziata.
Cioè sono sostanze che producono un aborto precocissimo dell’embrione vivente.
Dunque il dato delle 80.733 IVG del 2017 è un dato incompleto e fuorviante.

Leggi tutto l’articolo di Gabriele Soliani su La Libertà del 30 gennaio

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