L’Africa di Salgado arriva a Reggio

Dal 9 febbraio cento foto tra caffè «Binario49» e Spazio Gerra

Il 12 giugno 2005 il discorso di auguri ai laureandi dell’università di Stanford, Stati Uniti, venne tenuto da Steve Jobs, il compianto fondatore della Apple, il quale concluse con l’oramai famoso “Stay Hungry. Stay Foolish”, “Siate affamati, siate folli”. Credo sia un po’ questo il succo della storia che raccontiamo oggi: l’essere affamati e un po’ folli a volte paga sul serio.
Tre ragazzi, Khadija Lamami, Claudio Melioli e Alessandro Patroncini, gestori di “Binario49”, il caffè letterario in via Turri, nel cuore del quartiere più multetnico e problematico della nostra città, aperto dall’associazione culturale ‘Casa d’altri’ nel settembre scorso ristrutturando dei locali dell’ex Circolo Arci, sono a cena davanti ad un piatto di sushi, pensando a nuove iniziative da realizzare per migliorare la vita nel quartiere e renderlo più appetibile alla visita anche di tutti gli altri cittadini. Claudio, ricercatore astrofisico, ha lavorato diversi anni in Brasile come operatore sociale e come astronomo, e così nasce la ‘folle idea’ di contattare, con l’aiuto di amici brasiliani, Sebastião Salgado, oggi sicuramente uno dei fotografi più noti al mondo, per invitarlo ad esporre le proprie fotografie nel difficile quartiere della nostra periferia.

Passa del tempo e forse anche la speranza, finché una domenica mattina compare, sul telefonino di Claudio, un numero che arriva dall’estero, e, dopo un attimo di inevitabile indecisione, decide di rispondere: “Sono Salgado, ragazzi, so che mi state cercando per fare qualcosa a cui tenete molto. Sono qui, ditemi”. I ragazzi gli spiegano che stanno cercando di regalare un po’ di arte, di cultura e di bellezza al quartiere messo peggio di tutta la città e questo basta per far sì che l’artista brasiliano decida di realizzare il sogno di quei tre ragazzi.

Continua a leggere tutto l’articolo di Giuseppe Maria Codazzi su La Libertà del 30 gennaio

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