Memoria è responsabilità

Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre.

Primo Levi

Le parole di Primo Levi riecheggiano sempre con potenza ogni 27 gennaio, da quasi vent’anni Giornata della Memoria delle vittime della Shoah.
Anche se negli ultimi tempi alle parole di chi ha subito la persecuzione nazifascista, altre voci hanno tentato di aggiungersi rumorosamente per coprire o sminuirne il ricordo, è ancora una giornata che viene vissuta con commozione e partecipazione.
Ma cosa ricordiamo esattamente nella Giornata della Memoria?

In un lampo di lucidità, abbiamo istituzionalizzato l’obbligo a ricordare: ogni 27 gennaio facciamo memoria delle brutalità di cui l’uomo è capace, ricordiamo la scia di morte e dolore che l’egemonia nazista ha lasciato dietro di sé, lo sconvolgimento dei cuori e delle coscienze di chi è stato vittima, carnefice o anche spettatore di questo massacro.
Andiamo al cinema, al museo, alle conferenze per ricordarci che a persone come noi è successo di essere considerate indesiderate, inutili, dannose per la società; a molte più persone come noi è successo di guardare concittadini e considerarli come “stücke”, pezzi, cose, oggetti di così poco valore da dover essere eliminati con un processo meticolosamente pianificato.

Da qualche anno a questa parte però, per me, ricordare tutto questo non è abbastanza.
Aver visto e toccato di persona il muro che divide israeliani e palestinesi, aver ascoltato le storie di chi vive con più sofferenza in una situazione così complessa, ha lasciato in me un grande segno che ogni anno, con l’avvicinarsi del 27 gennaio, comincia a pulsare come una ferita che fa fatica a rimarginarsi.
Nei tre viaggi in Israele che ho avuto la fortuna di fare, sono entrata in contatto con realtà palestinesi in cui alcune dinamiche subite dallo Stato di Israele mi hanno lasciata quel senso di profondo dolore e di incredulità che provo solitamente in riferimento a testimonianze riguardanti la Shoah.

Continua a leggere tutto il testo dell’articolo di Iaia Oleari su La Libertà del 23 gennaio

 

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