Suor Carolina a Montecchio la sera del 28 dicembre
“L’amore avrà sempre l’ultima parola, anche quando la violenza sembra soffocarlo”. Così scrive Alessandro d’Avenia nel suo libro “Ciò che inferno non è” dedicato al beato don Pino Puglisi, che più che mai ha fatto di questa frase la sua vita, tanto da finire assassinato dalla mafia. Ma l’amore ha avuto ed ha tuttora l’ultima parola, per bocca di suor Carolina Iavazzo. Suor Carolina Iavazzo è la suora che 25 anni fa viveva con il beato don Puglisi a Palermo e con lui annunciava Cristo e la bellezza della vita, anche nel quartiere di Brancaccio.
Oggi prosegue l’opera di don Pino con lo stesso sorriso, la stessa delicatezza e la stessa determinazione del beato, attraverso opere concrete come l’oratorio di Bovalino (RC), che porta il suo nome.
L’amicizia in Cristo nata tra loro due era molto forte e affascinante, al punto da essere contagiosa.
La storia ci racconta di un quartiere che pian piano, grazie a una serie di incontri personali, di momenti di totale gratuità, di condivisione dei problemi e delle gioie quotidiane della gente, di un oratorio visto non come un centro dove arroccarsi ma come una palestra in cui allenarsi alla vita, ha riscoperto di avere una propria dignità. La storia ci racconta di persone che hanno scoperto di essere figlie del Padre e che per ciò hanno rialzato la testa, iniziando anche a chiedere alle istituzioni ciò che semplicemente la legge prevedeva, ma a loro non era dato.
La storia ci racconta di gente che ha avuto il coraggio di essere se stessa e ribellarsi anche a logiche di potere mafiose. La storia ci racconta come ciascuno possa dare il proprio contributo al bene comune dell’intera società.
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