Anche quest’anno gli amici e i benefattori dell’Istituto Artigianelli, fondato alla fine del secolo XIX dal benemerito sacerdote reggiano don Zefirino Iodi, riceveranno, come da lunga e consolidata tradizione, la “Strenna 2018”, che si presenta particolarmente ricca di contributi. La pubblicazione, duecentoquaranta pagine accompagnate da un ricco corredo iconografico, aperta dal saluto del sottoscritto presidente, curata da Elisabetta Benassi e Gianluca Guidetti, diretta da Giuseppe Adriano Rossi, è sempre attesa ed apprezzata dagli appassionati di storia locale. La copertina della “Strenna 2018” è veramente innovativa; riproduce, infatti, uno dei graffiti eseguiti sui muri dei capannoni delle ex-Reggiane, illustrati da Damiano Razzoli nel contributo “Street Art. L’eterno ritorno dell’arte sui muri”.
La sezione dedicata alla vita del Pio Istituto Artigianelli” contiene il mio contributo “L’Istituto Artigianelli: situazione, progetti, prospettive future” e i contributi di monsignor Adriano Caprioli, “Il Maestro e il discepolo. San Giuseppe e don Zefirino Iodi”; don Gaetano Incerti, “Due fabbriche per fare operai: gli Artigianelli per fare artigiani e le Reggiane per fare operai nel mondo”; Raffaello Mazzacani, “Le morti di Giorgio e Santino: un grande vuoto nel Gruppo degli Ex Artigianelli”; Paolo Bedogni, “Il cantiere di restauro di Palazzo Cosselli: nuove scenografie urbane”; la sezione pubblica inoltre un ampio profilo di don Luciano Iori, scomparso il 22 aprile 2018, che dal 1963 al 1996 è stato dapprima vicedirettore poi direttore dell’Istituto.
Assai ricca di interessanti contributi di qualificati studiosi si presenta “Vita, storia, tradizioni reggiane”, di cui si fornisce l’elenco. Giampiero Sbrighi “La prima comparsa del toponimo Sologno”; Gabriele Fabbrici “Aspetti dell’onomastica di Novellara agli inizi del XIV secolo (dal Liber Focorum)”;Glauco Bertolini “Scuole alte e basse nel liceo dei Gesuiti”; Leopoldo Barbieri Manodori “Due o tre cose che so di Pietro Manodori”; Francesco Piccinini “Gustavo Cipriani (Prato 1847 – Reggio Emilia 1914)”; Adriano Riatti “A Reggio si vola”; Angelo Spaggiari “Dimenticare Collagna”; Nicola Tirelli Prampolini “Giovanni Degola (1885-1941) amministratore delegato delle Officine Meccaniche Reggiane”; Roberto De Pietri “Via mulino Traghettino: appunti per una storia locale”; Luigi Pecchini ”Due grandi ritrattisti, Alpenore e Dario Gobbi”; Enrico Manicardi “Premiata Fabbrica di spazzole Giuseppe Agazzani – Reggio Emilia – Italia”; Sauro Rodolfi, Nicola Tirelli Prampolini “Umberto Giordano a Reggio Emilia (1939)”; Giacomo Borgatti “L’oratorio di San Giovanni Battista in Pratonera e un testamento dell’anno 1834”; Giuseppe Adriano Rossi “Reggio ricorda Padre Angelo Secchi a 200 anni dalla nascita”; Massimiliano Manzotti “«S’era alzata un po’ di nebbia». Silvio D’Arzo e il gruppo dei dodici”; Antonio Petrucci “Silvio D’Arzo dopo la guerra”; Eugenio Pattacini “I cento anni della «Bertolini»”; Loretta Romani “Luciano Berni”; Orio Riccò “L’ova mustiseda» (l’uva mustiseda)”; Roberto Marcuccio “Quando la diversità è un valore”; Linda Magnani, “Ricordo di Claudio Oleari”; Luigi Bottazzi “La scuola “sociale” dei Gesuiti a Baragalla: origini e caratteri”; Carlo Pellacani “Reggio Emilia, crocevia nella breve parabola dei ‘gruppi di impegno politico-culturale’”.
Continua a leggere l’articolo di Gianserafino Morlini su La Libertà del 19 dicembre