L’amore? Attenzione ai particolari

Festa alla Casa della Carità «Beata Vergine della Ghiara»

Volentieri ho accolto l’invito di Matteo, un ospite della Casa della Carità “Beata Vergine della Ghiara”, a partecipare alla festa per il 19° compleanno della struttura posta in via Fratelli Rosselli, a Reggio, come una palestra d’amore che alimenta buona parte del mega vicariato urbano: fuori l’energia è catturata dai pannelli solari, dentro è sprigionata dalle storie di vita che si incontrano. Matteo, per la verità, non riesce a parlare; ugualmente, il suo messaggio è stato portato chiaro e forte da un volontario che la settimana prima lo ha letto al microfono durante la Messa festiva in una delle comunità parrocchiali affiliate alla Casa. E così, attraversando l’acquerugiola pomeridiana del 25 novembre, partecipo ai secondi Vespri celebrati nell’attigua chiesa di San Giuseppe da don Corrado Botti, dal diacono Marino Gallo, con l’aiuto di Giacomo Lari, che intona antifone e incipit dei salmi, e dell’animazione dei canti. Nel primo banco don Eleuterio Agostini, con i suoi 95 anni e una lente d’ingrandimento puntata sul libretto; presenti tra i banchi anche don Antonio Romano e don Giuseppe Dossetti.

È la domenica di Cristo Re dell’universo, e proprio don Dossetti, al mattino, s’interroga su un nodo teologico: perché i poveri non si vedono nelle nostre Eucarestie? Se un personaggio in vista smette di venire a Messa tutti lo notano, se sparisce un povero non se ne accorge nessuno: questa, in sintesi, la sostanza del suo ragionamento.
In tal senso, allora, i Vespri di anniversario della Casa della Carità – che veniva inaugurata il 21 novembre 1999, nella stessa solennità di fine anno liturgico – servono a rifarsi gli occhi. E con essi il cuore. Il dono per tutti i presenti che al termine della preghiera si spostano all’interno della Casa è l’ultima Esortazione apostolica di Papa Francesco, “Gaudete et exsultate”, sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo.

Dal testo sono tratti alcuni passi sui quali si appunta l’omelia di don Corrado. Una prima riflessione è che la santificazione è un cammino comunitario: non ci si salva da soli, ripete il sacerdote, citando il suo parroco al Buco del Signore. Un’altra è che la vita comunitaria, in famiglia come in parrocchia, è fatta di tanti piccoli dettagli quotidiani. “Ricordiamo come Gesù invitava i suoi discepoli a fare attenzione ai particolari. Il piccolo particolare che si stava esaurendo il vino in una festa. Il piccolo particolare che mancava una pecora. Il piccolo particolare della vedova che offrì le sue due monetine. Il piccolo particolare di avere olio di riserva per le lampade se lo sposo ritarda. Il piccolo particolare di chiedere ai discepoli di vedere quanti pani avevano. 

Continua a leggere l’articolo di Edoardo Tincani su La Libertà del 5 dicembre 

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