Dopo il disastro di Caporetto (24 ottobre 1917) molte cose cambiarono nella gestione della guerra in Italia, sia sul piano politico che militare, portando, poi, alla vittoria finale. Con questa affermazione è iniziata la relazione puntuale, ampia ed approfondita tenuta, su iniziativa del Circolo culturale Frassati di Correggio, dal professor Giulio Razzoli il 13 e 14 novembre circa tali cambiamenti, durante gli incontri con il pubblico di adulti e con i ragazzi delle scuole superiori di Correggio. In primo luogo, ha specificato il relatore, le tensioni e i contrasti tra governo e comando supremo si attenuarono sensibilmente con la nomina a presidente del Consiglio di E. Orlando e con la sostituzione di Cadorna con Diaz, il quale adottò una tattica difensiva, a differenza di quella offensiva del predecessore. Inoltre l’ampiezza del fronte, ridotta di 300 km, permise di difendere meglio le posizioni e di schierare le armate più in profondità.
Diaz si preoccupò anche di migliorare le condizioni di vita dei soldati iniziando dal rancio, arricchito con più carne e più pane, per cui le calorie a disposizione dei combattenti passarono da 3.067 del novembre 1917 a 3.580 del giugno 1918. Vennero, poi, creati nei vari reparti, spacci cooperativi che fornivano a buon mercato viveri, bevande ed oggetti di prima necessità, mentre fu assegnata una seconda licenza annuale di 10 giorni oltre a quella invernale di 15 e si concessero più esoneri per lavori agricoli. Da ultimo si istituirono polizze assicurative gratuite per i soldati. Dopo Caporetto si assistette anche ad una forte mobilitazione dei cappellani militari e, ad opera di don Minozzi, vennero fondate le Case del soldato ( 70 nel 1917 ma 380 nel maggio 1918) dove i militari che, in precedenza, durante i momenti liberi, potevano frequentare solo osterie e prostitute, avevano la possibilità di leggere, di ascoltare musica, di assistere a proiezioni e frequentare corsi di alfabetizzazione.
Leggi tutto l’articolo di Massimo Vezzani su La Libertà del 28 novembre
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