Dialogo con l’Islam: vite donate a Cristo e all’Algeria

In Seminario a Reggio la testimonianza del monaco trappista dom Thomas Georgeon, postulatore della causa di beatificazione dei 19 martiri di Algeria

Nel 1962, quando l’Algeria conquista l’indipendenza dalla Francia, la Chiesa si trova di fronte ad una sfida. Con la caduta del colonialismo molti cristiani scelgono di ritornare nel loro Paese e il numero dei battezzati, in una terra a forte maggioranza musulmana, si assottiglia ancora di più. Resta un piccolo gregge. A quel punto il cardinale Léon-Etienne Duval, arcivescovo di Algeri, ha un’intuizione profetica: guida i fedeli rimasti ad aprirsi ai musulmani, a dialogare con chi ha una fede diversa e a cercare ciò che i musulmani possono rivelare ai cristiani della fede in Cristo, abbandonando ogni proposito di proselitismo.
Tra il 1992 e il 2001 l’Algeria è funestata da una sanguinosa guerra civile fomentata da gruppi di terroristi islamisti. Nove anni di guerra hanno provocato oltre 200mila morti tra cui bambini, mamme, giornalisti, intellettuali, intere famiglie e 114 imam.

La prima beatificazione in un Paese islamico
Muoiono anche 19 religiosi cattolici: suore, consacrati, monaci e un vescovo. Tra di loro ci sono anche i sette trappisti del monastero di Tibhirine ai quali è dedicato il film “Uomini di Dio” uscito nel 2010. Per i diciannove religiosi si è aperta nel 2007 la fase diocesana del processo di beatificazione. Nel 2013 la domanda di riconoscimento del martirio arriva alla Congregazione per le cause dei santi in Vaticano e il processo di beatificazione pare beneficiare di una “corsia preferenziale” per i tempi – incredibilmente brevi – in cui si è svolto: nel gennaio 2018 il Papa riconosce il martirio dei 19 religiosi di Algeria che saranno proclamati beati il prossimo 8 dicembre a Orano in Algeria. Sarà la prima cerimonia di beatificazione a svolgersi in un Paese a maggioranza musulmana.

Questo evento rappresenta una forte iniezione di speranza per il Paese dopo gli anni bui del terrorismo.
Il postulatore della causa è dom Thomas Georgeon, abate trappista francese, che martedì 13 novembre ha offerto la sua testimonianza sui 19 martiri di Algeria in Seminario a Reggio nella seconda delle “Tre serate sul dialogo islamo – cristiano” promosse dalla Commissione diocesana per il dialogo con i musulmani e dalla STD, Scuola Teologica Diocesana (il terzo appuntamento è in programma venerdì 7 dicembre alle 21, con Paolo Branca).

La spiritualità del «vivere insieme»
Padre Georgeon è autore insieme al giornalista Christophe Henning del libro “La nostra morte non ci appartiene” (Emi edizioni) dedicato alle storie dei futuri beati d’Algeria.
La serata è stata introdotta da don Daniele Moretto, direttore della STD, che ha presentato padre Georgeon e la giornalista Anna Pozzi, che ha poi intervistato il monaco. L’incontro è stato preceduto da un saluto di don Daniele Simonazzi il quale, a nome della Commissione diocesana per il dialogo con i musulmani, ha ringraziato i relatori per la disponibilità e tracciato brevemente il cammino della Commissione, chiamata a ricostituirsi al termine del percorso formativo di tre sere in Seminario.

Continua a leggere tutto l’articolo di Emanuele Borghi su La Libertà del 28 novembre

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