Terre del Perdono: unità pastorale in tre dimensioni, da Casale a Vedriano

Il 30 novembre e il 2 dicembre il vescovo Massimo incontrerà le tredici comunità guidate da don Bogdan 

L’unità pastorale “Terre del Perdono” – che il vescovo Massimo incontrerà venerdì 30 novembre e domenica 2 dicembre – comprende ben tredici parrocchie: è il raggruppamento più ampio tra le 61 unità pastorali della diocesi. Si estende sui comuni di San Polo e Canossa e serve 9.500 persone su un’area di ben 85 chilometri quadrati. Dalla parrocchia più a sud (Casale) a quella più a nord (Vedriano) ci sono venti chilometri, ovvero mezz’ora di automobile.

Tre centri per armonizzare le diversità
Il territorio è disomogeneo sia a livello orografico (si passa dai 160 metri sul livello del mare di San Polo ai quasi 600 di Vedriano) sia per numero di residenti. Si va dai 25 abitanti della parrocchia di Canossa agli oltre 6mila di San Polo passando dai 2.500 circa di Ciano agli 800 di Casale (Barcaccia). Le restanti comunità non raggiungono i 250 abitanti e cinque sono sotto ai 100.
“In un territorio così ampio e difforme – spiega il parroco don Bogdan Rostkowski – il rischio è che le comunità più piccole finiscano per essere ancora più svantaggiate. Per questo abbiamo scelto di costituire tre «Comunità locali», sulla scorta di quanto previsto dagli Orientamenti diocesani per le unità pastorali per i casi di realtà molto estese. Si tratta di un livello intermedio tra le parrocchie e l’unità pastorale, uno strumento valido per mantenere prossimità con i diversi nuclei comunitari”.

E così, all’interno dell’unità “Terre del Perdono”, sono stati individuati tre centri che fanno capo alle parrocchie di San Polo (alla quale fanno riferimento anche Casale e Grassano), Ciano (in comunità con Rossena, Canossa e Cerredolo de’ Coppi) e Monchio delle Olle (qui confluiscono anche i fedeli di Selvapiana, Roncaglio, Compiano, Borzano d’Enza e Vedriano). “In questo percorso di impostazione del lavoro pastorale ci siamo sentiti accompagnati dalla Diocesi e dagli uffici diocesani di pastorale”, aggiunge don Bogdan. “è stato utile anche il corso per moderatori di unità pastorale che mi ha dato idee per impostare il lavoro”.

Le tre comunità locali sono a tutti gli effetti tre centri di catechesi e di pastorale autonomi, ognuno con propri coordinatori per ogni ambito, ma inseriti nel cammino dell’unità pastorale. Questa scelta ha portato a ridurre la frammentazione del territorio e la disomogeneità nella qualità e nel numero delle attività pastorali, poiché ora anche le comunità più piccole possono contare su un polo zonale più ricco di servizi e risorse rispetto alla propria parrocchia. Il tutto va a beneficio del cammino dell’unità pastorale perché i coordinatori dei tre centri si confrontano e programmano insieme nell’unica Segreteria.

Leggi l’articolo completo di Emanuele Borghi su La Libertà del 28 novembre

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