Nella giornata dell’8 novembre, nell’ambito dei “Caffè Culturali del Giovedì” promossi dalla Famiglia Artistica Reggiana, Studium Regiense, si è tenuta – nella stupenda cornice dell’oratorio della Trinità attiguo alla chiesa di San Filippo Neri, in via San Filippo 14 a Reggio Emilia, di recente stupendamente restaurata – la conferenza dell’architetto Alessandro Scapinelli sul libro di Sergio Campos “Giuseppe Scapinelli 1950, o designer da emoção” pubblicato a San Paolo nel dicembre 2014. Sergio Campos, sociologo paulista, è uno dei maggiori intenditori di design moderno brasiliano al mondo e questo libro è la più completa raccolta di foto e documenti sul lavoro e la vita dell’architetto reggiano Giuseppe Scapinelli.
La conferenza è stata un’occasione per l’architetto Alessandro non solo di far conoscere la monografia di Sergio Campos, alla quale egli stesso ha collaborato, ma anche di illustrare in generale l’opera e la vita di questo grande artista reggiano, vissuto a San Paolo del Brasile dal 1948 alla morte nel 1972, zio del relatore e dell’autrice di questo articolo.
Mentre scorrevano sullo schermo le foto più significative della vita e dell’opera di Giuseppe Scapinelli, Alessandro raccontava le varie fasi di queste, dal periodo iniziale reggiano, in famiglia, all’approdo, nel dopoguerra, a San Paolo, in un Brasile in cui ancora non vi era una coscienza artistica, una nazione artisticamente molto più indietro rispetto all’Europa ma tanto desiderosa di una rinascita culturale. Giuseppe apre uno studio di architettura e design, il “Margutta”, e si avvale di un gruppo di artigiani italiani, orgogliosi di lavorare per lui, come dalla testimonianza di un vecchio artigiano le cui mani rovinate sono state fotografate da Campos in una delle pagine del libro. Non vi erano scuole di design allora in Brasile, per cui tutto prendeva origine dalla grande creatività di Giuseppe, dalla sua capacità pittorica e scultorea che egli seppe trasfondere anche nel design (oltre alle forme scultoree dei suoi mobili, in alcuni di essi Giuseppe abbinò al legno lucido brasiliano la ceramica da lui scolpita, a dimostrazione del suo legame profondo per le più classiche espressioni dell’arte).
Continua a leggere l’articolo di Francesca Tagliaferri su La Libertà del 21 novembre