Con La Libertà torna Memoria Ecclesiae

Declericalizzare la storia della Chiesa, un’accusa, anzi: un’osservazione

Non è dunque facile fare storia della Chiesa. Mentre ritenevamo chiuso il lungo dibattito, ecco un’altra “accusa” (tra virgolette perché vogliamo ritenerla una benevola osservazione): questa storia è troppo clericale, troppo incentrata sui preti, sui vescovi, sui papi; il laico cattolico che la legge, fatica a identificarsi come elemento costitutivo della Chiesa perché il “popolo di Dio” non emerge. Ecco perché la cultura odierna identifica la Chiesa come “società dei chierici”, non come “comunità dei battezzati”.
Facile riconoscere che l’accusa abbia un fondamento di verità e difficile articolare una risposta esaustiva. Ma facciamo un primo passo.
Si può innanzitutto osservare che l’articolazione della storia della Chiesa locale riesce facile e comprensibile seguendo le cronotassi dei vescovi e dei parroci che, soprattutto nel passato, hanno dato ciascuno una sua particolare impronta alla vita della diocesi o della parrocchia. Pensiamo, ad esempio, che cosa hanno significato, nel secolo scorso, gli orientamenti pastorali dati dal vescovo Brettoni (1910-1945) o dal vescovo Socche (1946-1965).
Lo storiografo può scandire gli eventi ecclesiali del secolo in base a criteri economici, partitici, politici o semplicemente cronologici; ma è evidente che la via narrativa più semplice rimane non tanto la cronotassi qua talis, quanto l’impronta pastorale lasciata da ciascun vescovo o da ciasun parroco, soprattutto quando questi e quelli erano nominati a vita, quindi maggiormente pronti a iniziative rilevanti con prospettive di impegno a lungo termine.
È perciò comprensibile che lo storiografo preferisca scandire i capitoli della sua ricerca rifacendosi ai “pastori”, pur raggruppando questi capitoli entro i quadri più ampi della storia generale. Va ricordato, infatti, che la storia della Chiesa non è mai soltanto ad intra; cioè non è mai storia della sola Chiesa, ma è storia di cristiani che vivono entro una società civile, con la quale stanno in dialogo, alla quale collaborano nel bene e alla quale resistono nel male.
Storia civile e storia ecclesiale costituiscono le due facce della stessa medaglia che è la Storia (con la maiuscola). Non si può fare l’una senza l’altra. Facendo la storia “pastorale” di un vescovo o di un parroco lo storiografo – autentico ricercatore – fa anche la storia del popolo affidato alle sue cure.

Continua a leggere tutto il testo su Memoria Ecclesiae, l’inserto storico de La Libertà del 14 novembre

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