La fede di Annamaria Pelati

Conversione, malattia, matrimonio, offerta

Il 7 agosto scorso è salita alla Casa del Padre la mamma Annamaria Pelati.
Siamo grati al Signore per avercela data e per aver offerto a tutta la comunità parrocchiale un esempio così luminoso e costante di fede e preghiera al Signore.
La sua fede nasce da ragazzina, quasi per miracolo, durante una processione che la cosiddetta “Madonna pellegrina”conservata in Duomo faceva per le vie della città; mentre un anello le cadeva, lo sguardo fu rapito dalla dolcezza di quell’immagine che da lì non la lasciò più sino all’ultimo giorno sulla terra.
Il lavoro duro in una lavanderia industriale, nell’Italia che si rialzava dopo la distruzione della guerra mondiale, e l’incontro già da ragazzina con i primi sintomi della malattia che non l’avrebbe più lascita per tutta la vita, la resero sin da giovane mamma, invalida e sofferente.

Nel frattempo la sua fede si rafforzava nella comunità di Regina Pacis con monsignor Dino Fontanesi e l’attività nei primi nuclei di Azione Cattolica; fede che non veniva sempre compresa in famiglia e – come ci insegnano i film di Don Camillo e Peppone – spesso era osteggiata per via di quella storica incomprensione tra chi frequentava la Chiesa e chi si assurgeva a difensore del popolo.
Ormai rassegnata a una vita da single per la malattia presente, incontrava l’uomo della sua vita, Pierino, all’età di 25 anni, durante il lavoro con i genitori, nel ristorante in via Emilia all’Angelo.

La scintilla dell’amore scoccò immediata e i due convolarono a nozze il 14 marzo 1963… malgrado le difficoltà economiche e di salute della mamma. La loro fu una meravigliosa avventura fatta di piccole attenzioni, sacrifici condivisi e quotidianità trasformata dall’amore e dalla crescita di noi tre figli, arrivati ben presto ad occupare interamente – oltre al lavoro – le loro giornate.
Papà Pierino si avvicinò a Gesù grazie alla mamma, e iniziò con lei un cammino di fede intenso che lo portò all’ordinazione diaconale il 26 marzo 1978, tra i primi 14 diaconi che la Diocesi di Reggio, la terza in Italia, offriva alla Chiesa. Un ministero portato avanti in famiglia e con l’esempio sul lavoro nel ristorante “5Pini”, nel contatto con gli ammalati e i sofferenti della neonata parrocchia di Sant’Anselmo, che purtroppo durò solo sino al 26 febbraio 1979, quando il papà, alla giovane età di 40 anni, ritornava al Signore ad esercitare il diaconato nella comunità dei santi.

Continua a leggere l’articolo di Andrea Panciroli su La Libertà del 7 novembre

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