Cambiamento climatico e psicologia

Da decenni le scienze geofisiche sottolineano i danni del cambiamento climatico scontrandosi spesso con un potere politico poco disponibile al cambiamento. La psicologia finora ha avuto un ruolo secondario. Ormai i fenomeni atmosferici estremi fanno parte della normalità: ecco perché il contributo della psicologia non è più secondario. Occorre trovare soluzioni per mitigare gli effetti del riscaldamento globale e aiutare le persone ad adattarsi agli inevitabili cambiamenti meteorologici futuri. Non è strano; infatti la psicologia ha come focus il benessere dell’uomo e i cambiamenti climatici rappresentano una minaccia significativa per quel benessere. Non che la psicologia fosse estranea ai temi ambientali; ad esempio si è occupata dei messaggi a favore dell’ambiente, la pubblicità progresso, o di come si fa a ridurre il consumo di energia o di quali incentivi siano utili per incorare le persone ad acquistare le auto elettriche. Tutti temi importanti per il rispetto dell’ambiente.

Ma la questione ora è più grande e riguarda quali decisioni prendano ogni giorno i 7,6 miliardi di persone che popolano la terra. Il loro comportamento influenza, eccome, il clima. Il punto preliminare è capire per poi premiare i comportamenti ecologici per fermare il degrado ambientale, ma bisogna anche pensare ad altro. Perché occorre ormai aiutare le persone ad adattarsi dato che anche se domani potessimo fermare le emissioni di gas serra, l’anidride carbonica già presente nell’atmosfera alimenterà il riscaldamento per i decenni a venire. Non abbiamo altra scelta che affrontare il fallout.

Continua a leggere l’articolo di Umberto Nizzoli su La Libertà del 7 novembre

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