Tante voci e storie di Vangelo nella veglia diocesana
È stato un vero e proprio scambio di doni quello celebrato sabato 20 ottobre alla Veglia missionaria diocesana, presso la chiesa di San Giuseppe a Reggio. Si è potuta percepire l’universalità della Chiesa attraverso le testimonianze che si sono susseguite in lingue diverse, dal portoghese al malgascio, dall’albanese al francese e all’italiano. Non si tratta solo di un fatto linguistico-culturale, ma anche spirituale. “è bello vedere come il Vangelo si sia fatto carne in culture e lingue diverse”, ha osservato durante l’omelia don Pietro Adani, direttore del Centro Missionario, commentando lo slogan della Giornata Missionaria Mondiale “Giovani per il Vangelo” e il Vangelo di Marco (10,17-22). “Vi sono missionari giovani ‘di tutte le età’, perché la giovinezza è legata al coraggio di Dio, che a tutte le età ti chiede: seguimi! Da giovani forse è più facile rispondere ‘eccomi’, rispondere quel ‘sì’ che è vertigine. Ma che bello rimanere giovani quando a 50-60 anni, quando hai costruito tutte le tue sicurezze, hai ancora dentro la vertigine di sentire che è per te questa vocazione, cioè di liberare tutto ciò che non è decisivo nel tuo rapporto con Cristo. è bene essere sempre pronti a lasciare tutto, a riconsegnare ai piedi dell’altare tutto e dire con semplicità ‘eccomi’, come fanno stasera quanti ricevono il mandato missionario. è Dio che chiama la nostra vita, rivestendola di dignità, di bellezza”.
Così è stato per suor Grazia Lodi, Carmelitana minore della Congregazione delle Case della Carità, tornata dall’Albania dopo 6 anni di servizio nella diocesi di Sapa. Ad accompagnare il suo rientro in Italia, come segno di riconoscenza e ringraziamento, è stato un gruppo di giovani guidato da don Mark Shtjefni, parroco di Laç Vau Dejës, intervenuto alla Veglia con una testimonianza personale. “Sono figlio spirituale di missionari – ha raccontato – . Ho imparato tante cose della vita e conosciuto il Signore attraverso i missionari, attraverso i loro gesti: il gesto dell’amicizia, della condivisione, dell’affetto, della fiducia, ma anche il gesto dell’affidare responsabilità per andare avanti. Quando uno cresce, capisce che questo è fondamentale e la ciliegina sulla torta è quella di realizzare il sogno della propria vita, che per me è stato quello di diventare sacerdote”.
“Noi siamo una Chiesa giovane – ha aggiunto – e quello che portiamo avanti è grazie alla collaborazione con le Chiese sorelle con cui siamo gemellati. E noi ci sentiamo figli adottivi della Chiesa di Reggio”.
Un legame forte, consolidato nel tempo, che continua a far crescere frutti. “Sei anni fa si è staccato un seme dall’albero delle Case della Carità – ha raccontato suor Grazia – e col suo cestino è volato in Albania, accolto e desiderato dall’indimenticabile vescovo Lucjan. Poi sono state scelte due suore per andare in questa terra: suor Rita e suor Grazia, di 65 anni… Siamo state accolte da una diocesi giovane. Il seme della Casa è cominciato a crescere con la presenza di persone che dopo sei anni ancora vengono con tanto amore e perseveranza per servire gli ospiti. Mi hanno insegnato tanto e mi hanno insegnato a far famiglia. Tutti sono diventati nostri amici”. Suor Grazia ha passato così il testimone alla consorella suor Maria Angelica Borraccino, che svolgerà servizio per tre anni in Albania, nella Casa della Carità di Laç Vau-Dejës.
Nel ricevere il mandato missionario, suor Angelica ha espresso tutta la gioia del partire: “è un desiderio che Dio mi ha messo dentro – ha detto – . E i desideri più si cercano di soffocare, più tornano forti. Così è stato per me. Questo desiderio nel tempo è cresciuto, la paura non ha potuto vincerlo fino a quando non ho dato una disponibilità, fino a quando non c’è stata una chiamata. Anche questo è un modo di Dio per parlare con noi: metterci dei desideri, delle domande belle nel cuore, metterci dei fratelli, una chiesa che ci chiama, che continua a essere missionaria e ha il coraggio di essere viva per questo”.
“Sono contenta di essere mandata da questa Chiesa, ma sono sicura che da sola non ce la posso fare: ho bisogno di una Chiesa che s’impegni con me e allora invito ciascuno a chiedersi come può venire con me, come può essere missionario/a, perché la Chiesa continui a essere così viva e bella. In tanti mi hanno detto che Dio è in Albania che mi aspetta. Penso che il cammino con le Chiese sorelle possa aiutarci a incontrare sempre più Dio”.
Una consapevolezza espressa anche dalla delegazione del Burkina Faso, gemellata da anni con le parrocchie di Ligonchio, intervenuta alla Veglia con il desiderio di pregare insieme per la missione nel mondo intero. “Siamo tutti missionari, tutti figli dello stesso Padre”, ha detto padre Ferdinand Zigui, salesiano del Togo, missionario in Burkina Faso, presso l’Arcidiocesi di Bobo Dioulasso. “La Chiesa è la casa di tutti e noi ci uniamo a questa veglia per pregare insieme per le missioni, per le vocazioni, per lavorare tutti nella vigna del Signore. La Chiesa ha bisogno delle missioni per portare avanti la Parola di Dio, in Africa come in Europa”.
Continua a leggere l’articolo di Elisabetta Angelucci su La Libertà del 31 ottobre