La persona è al centro

Lunedì 24 settembre, nella sala riunioni del nostro comitato, abbiamo organizzato un momento di incontro, presentazione e confronto dell’attività formativa che il Csi di Reggio Emilia propone alle società sportive e non solo.
In realtà abbiamo potuto partecipare ad un serio “esame di coscienza”.
Don Carlo Pagliari, nostro assistente, ci ha aiutato a ragionare sulla nostra mission e sull’importanza di rivalutare la centralità della persona in tutte le nostre attività, sia formative che sportive.
Il Centro Sportivo Italiano ha una carta di riferimento culturale ed educativa per tutti i suoi operatori. Questa carta si chiama patto associativo e viene fatta firmare, “per accettazione”, a tutti i membri di consiglio, sia provinciali che regionali e, ovviamente, anche ai membri che costituiscono il consiglio nazionale. Riporto testualmente: “Con la sua accettazione viene sancita l’appartenenza associativa e delineato il modello dell’organizzazione, della vita e delle attività dell’Associazione. Gli operatori e le strutture vi aderiscono e s’impegnano per la sua fedele attuazione”.

All’interno del documento troviamo poi questo passaggio decisivo:
“La persona umana è il soggetto e il fine dell’attività del Centro Sportivo Italiano. L’Associazione pone a base della propria azione la dignità della persona umana fatta a immagine di Dio, il suo primato di fronte a interessi di qualsiasi natura, il suo diritto a svilupparsi pienamente anche attraverso l’attività sportiva…”.
Abbiamo l’esigenza di farci carico di questo impegno; non dobbiamo avere paura di testimoniare la nostra fede e divulgarla quanto più possibile. Oltretutto abbiamo la possibilità di farlo in un ambito che ci appassiona e ci diverte, ma anche un luogo in cui ci viene data l’opportunità di raggiungere persone “distanti” da noi. Soprattutto dobbiamo avere la forza di essere credibili.

Nel nostro tempo viviamo una realtà del “tutto e subito”, poco attenta alle persone e incentrata fortemente sull’egoismo e l’affermazione personale. Un’affermazione figlia degli esempi (anche in campo sportivo) che la società civile ci regala ogni giorno. Oggi siamo diventati delle stories, piuttosto che dei post su Facebook. Siamo diventati degli account e delle password (che spesso dimentichiamo) perdendo tutto quello che di essenziale esiste nel mondo che ci circonda.

Continua a leggere l’articolo di Alessandro Munarini su La Libertà del 17 ottobre

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