Da montanaro, pastore di sei parrocchie

È la sera del 3 ottobre, e la chiesa parrocchiale di Casina è piena di fedeli, di tanti sacerdoti e diaconi radunati per dare l’accoglienza al nuovo parroco don Carlo Castellini.
Nel suo saluto alla comunità lo stesso don Carlo ci ha raccontato come questa data non sia così casuale: oltre ad essere il suo compleanno, è la notte in cui si ricorda la morte di san Francesco d’Assisi, nel 1226. Ed è proprio durante un suo pellegrinaggio alla Porziuncola nel 1992, che ha ricevuto la conferma spirituale della vocazione a diventare sacerdote! Ma nel suo raccontarsi, ci ha voluto anche ricordare il vero motivo per cui siamo tutti riuniti lì in questa serata: non per lui, ma per il Signore. Con il paragone dell’asino che portò in groppa Gesù a Gerusalemme, e si vanta di tutto il clamore che lo circonda pensando sia per lui, ci ricorda invece che in realtà è più importante Colui che è venuto a portare, Gesù.
E ha ragione don Carlo a riportare l’attenzione su Gesù, perché inevitabilmente in queste occasioni la curiosità fa muovere molte persone. E siamo arrivati davvero in tanti: dalle 6 parrocchie della nostra unità pastorale, da Rio Saliceto dove don Carlo ha terminato il precedente mandato, e dalla montagna tutta, con Ligonchio in testa: perché don Carlo è prete di montagna, e sono molti a conoscerlo.

Ma è la nostra comunità di Casina la più attenta e coinvolta, a partire dal sindaco Stefano Costi, che per primo lo saluta e lo accoglie, dicendo come, per una comunità relativamente piccola come Casina, l’arrivo di un nuovo parroco sia un evento davvero grande e importante. Non solo per coloro che vivono in prima persona la parrocchia, ma per tutti. Infatti le attività spesso sono legate a ricorrenze religiose e il parroco così diventa parte integrante della comunità, della vita quotidiana, presente nei momenti di gioia e portando conforto in quelli di dolore. Sottolinea poi la presenza dei rappresentanti di diverse associazioni di volontariato che testimoniano come le persone delle nostre comunità si rendano disponibili all’impegno verso gli altri, sintomo di una sensibilità e generosità davvero encomiabile, che certamente lo stesso don Carlo potrà presto sperimentare.

Continua a leggere l’articolo di Silvia Conconi su La Libertà del 17 ottobre

 

 



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