In dialogo con gli studi ebraici sulla Scrittura

L’esperienza vissuta a Gerusalemme da due nostri seminaristi

Due seminaristi reggiani, Tommaso Catellani e Alessandro Zaniboni, hanno partecipato nella scorsa estate a un corso formativo residenziale a Gerusalemme come borsisti della Fondazione “Don Pietro Lombardini”. In questo articolo Catellani ci racconta com’è andata.

A volte capita, nelle nostre comuni giornate, di incappare in parole di cui non si conosce il significato. Solitamente, chi le pronuncia si trova su una cattedra, o almeno ha fatto alcuni studi particolari.
Ma può capitare di sentirle anche da chi non ha raggiunto grandi traguardi universitari, ma semplicemente sa una parola in più di te. Anche se è una delle esperienze più comuni che ci possano capitare, quello che ogni volta ci suscita è meraviglia, stupore, gioia.

Tutto questo è ciò che abbiamo vissuto quest’estate io e Alessandro, due seminaristi della classe V di teologia. Grazie alla Fondazione “Don Pietro Lombardini” che ha donato al nostro Seminario due borse di studio, siamo potuti volare a Gerusalemme per dieci giorni, dal 15 al 25 luglio, per partecipare a un corso residenziale dal titolo “Vangeli come letteratura midrashica nel contesto della letteratura giudaica del tempo”, organizzato dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano.
Già solo con il titolo abbiamo dovuto aggiornare il nostro vocabolario alla voce “midrash”. Il midrash è una modalità con cui gli ebrei, e in particolare i rabbini, indagavano il testo sacro.
È uno strumento del tutto particolare, con poche regole e molta libertà di azione, che a volte può far sorridere nell’arditezza dei collegamenti testuali che propone.

Ci è capitato di leggere di un rabbino del II secolo dopo Cristo che parla con il profeta Elia ancora vivo e vegeto, oppure di Dio che dialoga con gli angeli prima di creare l’uomo. Ma per quanto complicato o estraneo alla nostra cultura possa apparire, lo studio del midrash ci ha aperto nuovi orizzonti sull’interpretazione della Bibbia e anche sulla figura di Gesù stesso.
Infatti, tra il I secolo avanti Cristo e il III secolo dopo Cristo il midrash era diffusissimo e utilizzato da tutti, compreso Gesù.

Continua a leggere l’articolo di Tommaso Catellani su La Libertà del 17 ottobre

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