Nel nome del Beato Zatti Boretto, Brescello e Lentigione

Con l’aiuto di don Gherardi conosciamo l’unità pastorale che venerdì riceve il Vescovo

Nell’unità pastorale “Beato Artemide Zatti”, la numero 26 sulla nuova carta geografica della diocesi, è ancora acuto il dolore per la morte di don Gianfranco Caleffi, parroco emerito di Boretto. Come si ricorderà non lontano da qui, nel dicembre dell’anno scorso, l’argine del fiume Enza cedette dopo giorni di piogge e si scatenò una violenta alluvione, con il suo strascico di fango, danni e polemiche.

Proprio da queste terre della bassa reggiana tra venerdì 19 e domenica 21 ottobre passerà la visita del vescovo Massimo, toccando anche Brescello e Lentigione, le altre comunità poste sotto la guida di don Evandro Gherardi. Oltre al sessantatreenne parroco, tra l’altro presidente dell’Istituto diocesano per il Sostentamento del Clero, operano in questa realtà pastorale il collaboratore don Luigi Mandelli (75 anni) e il vicario don Felix Baffour Gyawu, trentacinquenne di origine ghanese, che ha avvicendato da poco più di un mese don Andrea Cristalli. Il computo, relativamente al clero, è già finito, perché non ci sono diaconi permanenti. All’appello mancano anche accoliti e lettori istituiti, mentre in servizio fra le tre parrocchie si contano otto ministri straordinari dell’Eucarestia.

Il dato più recente è il nome dell’unità, scelto nel 2017: il beato Artemide Zatti, nato a Santa Croce di Boretto il 12 ottobre 1880, emigrò diciassettenne insieme alla sua famiglia in Argentina, ove s’innamorò di don Bosco e dei malati, emettendo la prima professione nel 1908 e quella perpetua tre anni più tardi come Salesiano Coadiutore, ossia religioso non sacerdote. A Viedma Zatti scoprì la sua definitiva vocazione assumendo la responsabilità dell’ospedale avviato dai salesiani e diplomandosi farmacista e infermiere; morì il 15 marzo 1951.

Ma leggendo il “tronco” dell’unità pastorale, anche gli altri solchi appaiono piuttosto recenti: la parrocchia di Lentigione, dopo la morte di don Lazzaro Marani, è stata unita nel 2001 a quella di Brescello, dove dall’anno precedente era parroco don Mandelli; la comunità di Boretto si è aggiunta all’unità pastorale nel 2016, quando don Caleffi diede le dimissioni per andare cappellano nell’Ospedale di Guastalla, da malato fra i malati.
Un veloce monitoraggio degli edifici di culto vede la chiesa parrocchiale di Brescello già sottoposta a restauri e pulizia interna, dopo l’incendio del 2010 e i terremoti del 2012, mentre nella chiesa di Lentigione sono in procinto di cominciare i lavori sia strutturali – necessari a seguito del sisma del 2012 e dell’alluvione del 2017 – che di restauro pittorico interno ed esterno. A Boretto infine, a ridosso dell’argine maestro del Po, l’imponente Basilica di San Marco, con la maestosa cupola ricostruita dopo il crollo del 1988, ha affrontato recentemente l’adeguamento liturgico e continua più che mai a costituire il simbolo della comunità; attualmente chiusa per il rifacimento del pavimento (con sistema di riscaldamento) e del sagrato, riaprirà ai primi di dicembre.

Continua a leggere l’articolo di Edoardo Tincani su La Libertà del 17 ottobre

 

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