I BORGHI ricordano don Cristoforo

Gavassa, in San Floriano, un’Eucarestia e un ritrovo fra parenti in memoria di un generoso benefattore dell’Università di Modena

Benché morto nel 1677, la memoria di don Cristoforo Borghi è ancora viva tra quelli che oggi sono suoi lontani cugini. Il prelato modenese era nato a Formigine nel 1601 ed era stato ordinato sacerdote nel 1624 nella Congregazione San Carlo di Modena. In ricordo di don Cristoforo, sabato 22 settembre nella chiesa parrocchiale di Gavassa monsignor Paolo Rabitti, arcivescovo emerito di Ferrara-Comacchio, ha presieduto un’Eucaristia, concelebrata da don Stefano Borghi, alla quale hanno partecipato oltre quaranta persone tra cugine e cugini di don Cristoforo residenti in provincia di Reggio Emilia. Il motivo del ritrovo dei “Borghi” è chiaro nelle parole di Umberto Borghi, intervenuto nel saluto iniziale che ha preceduto la Messa.

E’ stato Umberto a convocare i cugini per la Messa in memoria di don Cristoforo a quarant’anni di distanza dall’ultima celebrazione, che si è svolta sempre a Gavassa nel 1978. “La nostra famiglia è orgogliosa di portare il nome di questo benefattore”, ha detto Umberto. Don Cristoforo – alla cui memoria Umberto ha molto contribuito con studi e ricerche storiche – da giovane sacerdote fu insegnante di fanciulli poveri. Divenne poi “segretario del modenese cardinale Pietro Campori, vescovo di Cremona (1631-1633) e poi del cardinale Federico Cornaro, patriarca di Venezia. Nel 1641 don Cristoforo fu nominato arciprete della parrocchia di San Felice sul Panaro dove restò fino alla morte, avvenuta a 76 anni il 28 settembre 1677. Il 16 novembre 1665, con atto del notaio Trombelli, lasciò un’ingente somma per finanziare sei cattedre universitarie”.

Nel 1590 i tre lettorati pubblici attivi a Modena furono sospesi per mancanza di denaro. Grazie al lascito di don Borghi (50mila scudi) alla Congregazione San Carlo le lezioni ricominciarono nel 1678 e nel 1682 venne inaugurato lo Studio Pubblico San Carlo. Alla riapertura contribuì anche il Comune di Modena, che aggiunse i fondi per sostenere due ulteriori cattedre. Furono dunque attivate lezioni in otto materie: Logica, Fisica, Metafisica, Medicina, Istituzioni, Diritto Civile, Teologia Morale e Teologia Scolastica.

Leggi il testo integrale dell’articolo di Emanuele Borghi su La Libertà del 10 ottobre

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