A Regina Pacis un nuovo inizio

L’unità «Santa Maria degli Angeli» con don Enrico e don Giacomo

In passato l’ingresso di un nuovo parroco era un avvenimento eccezionale per la comunità: banda, strade addobbate, autorità… La chiamavano presa di possesso. Oggi certamente non è più così, i nuovi orientamenti pastorali vanno verso avvicendamenti relativamente frequenti; inoltre l’organizzazione delle unità pastorali ha tra le conseguenze che le singole parrocchie stanno imparando a gestire diversi ambiti della propria vita affidando ai laici quei compiti che non sono strettamente di competenza del presbitero. Tutto questo toglie la portata ‘storica’ all’arrivo di un nuovo prete, e questo è vero a maggior ragione nelle nostre comunità dell’unità Santa Maria degli Angeli, che hanno vissuto negli ultimi anni diversi cambiamenti. Ma allo stesso tempo questo non toglie nulla alla novità, alla singolarità e alla gioia dell’evento.

E tutte queste caratteristiche si sono ritrovate la sera di venerdì 14 settembre nella chiesa di Regina Pacis, dove il vescovo Massimo ha introdotto contemporaneamente il nuovo parroco, don Enrico Ghinolfi, e il nuovo vicario don Giacomo Menozzi. Monsignor Camisasca stesso ha reso noto nell’omelia che la proposta di intraprendere insieme la nuova avventura gli era arrivata direttamente dai due sacerdoti. Il Vescovo ha mostrato di avere apprezzato questa proposta, additandola come modalità da imitare anche in altre realtà pastorali. Non ha nascosto le difficoltà che la vita in comune comporta, ma ha lasciato intendere che le difficoltà proprie della convivenza sono le stesse delle famiglie e delle comunità, pertanto per i nuovi preti possono rappresentare addirittura una facilitazione verso la comunione col gregge che li accoglie. L’omelia è poi proseguita inserendo l’evento dell’ingresso nella festa liturgica del giorno: l’esaltazione della santa Croce. Monsignor Massimo ha presentato la predicazione di Gesù come quella di un profeta quasi sconosciuto ai suoi contemporanei, che preferiva le strade e i paesetti alle grandi città. La contraddizione tra la grandezza del Protagonista e la scelta di questi teatri è la stessa che si trova nello scoprire la gloria in un orribile patibolo, gloria impensabile e affascinante, possibile solo nella incredibile grandezza del Figlio di Dio.

Leggi tutto l’articolo di Angelo Torelli su La Libertà del 26 settembre



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