Timoniere del Concilio, intervista a Camisasca su papa Montini

Verso la canonizzazione, l’intervista a Camisasca: le memorie personali e il governo del Vaticano II

Il Vescovo rende omaggio a papa Montini

In occasione della canonizzazione di Paolo VI, in programma domenica 14 ottobre 2018, abbiamo raccolto un’intervista esclusiva al vescovo Massimo Camisasca, che La Libertà pubblica in tre puntate a partire da questa settimana.

Don Massimo, quali sono i suoi ricordi personali legati a Giovanni Battista Montini, prima arcivescovo di Milano e poi papa?

Sono arrivato a Milano, dal Lago Maggiore, nel settembre del 1953. Avevo sette anni. Stava terminando l’episcopato lungo e importante del cardinale Ildefonso Schuster. Il 6 gennaio 1955 Montini avrebbe fatto il suo ingresso a Milano come arcivescovo, dopo un servizio in Segreteria di Stato Vaticana che aveva occupato quasi interamente il tempo della sua vita dall’ordinazione sacerdotale in poi e che lo aveva portato, da semplice officiale al compito di Pro-Segretario di Stato.
Nel maggio 1955 avvenne il mio primo incontro con Montini: veniva nella mia parrocchia per le cresime. Da poco era arcivescovo dell’immensa metropoli lombarda, probabilmente era interessato a conoscere in modo diretto una parrocchia della periferia sud della città, perlopiù composta di case popolari. Come avrebbe fatto successivamente per tutta la diocesi, attraverso la visita pastorale. Non ricordo niente di quel giorno, solo che eravamo tanti bambini e bambine: forse centocinquanta. Sarei felice di ritrovare le parole della sua omelia che non sono riportate neppure nei tre immensi volumi che raccolgono il suo magistero milanese, editi, dopo un lavoro minuzioso, da Giselda Adornato.
In GS, all’inizio degli anni Sessanta, don Giussani ci parlava di Montini e di Pignedoli. Era stato chiamato da loro a predicare agli studenti nella famosa Missione per Milano del 1957. Montini apprezzava don Giussani, come ho ampiamente descritto nel primo volume della storia di CL, (Comunione e Liberazione. Le origini, pp. 245-261). Non comprendeva il metodo della sua proposta, ma ne vedeva i frutti positivi e perciò lo difese sempre di fronte agli attacchi che venivano da alcuni parroci della diocesi o da esponenti del Centro nazionale dell’Azione Cattolica. Fu proprio per queste parole di Giussani che mi misi a seguire con attenzione, fin da ragazzo, il magistero del futuro papa.
Durante la Quaresima GS organizzava, assieme ai rami giovanili dell’Azione Cattolica e alla FUCI, un incontro di preghiera per i giovani studenti liceali e universitari nella centralissima basilica di san Carlo al Corso. Lì avvennero i miei primi incontri con lo sguardo magnetico dell’arcivescovo, con le sue parole profonde, sempre nuove. Attraverso di esse Giovanni Battista Montini cercava di raggiungere e aprire i cuori dei giovani alla persona di Cristo.
Nell’agosto del 1967, divenuto presidente cittadino dei giovani dell’Azione Cattolica, in occasione del centenario della nascita dell’associazione mi recai a Castel Gandolfo. Fui ricevuto in udienza privata dal papa assieme agli altri membri della presidenza (si vedano le due foto, ndr).

Continua leggere tutta l’intervista al vescovo Camisasca di Edoardo Tincani su La Libertà del 19 settembre

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