Discernimento comunitario come urgenza della Chiesa

Enzo Bianchi: «No al narcisismo imperante»

“L’esigenza del discernimento si fa sempre più urgente. E se la Chiesa nel suo passato ha soprattutto meditato ed esperito il discernimento personale oggi è venuto il tempo soprattutto di ricercare ed esperire il discernimento comunitario, ecclesiale e, di conseguenza, sinodale”. Ne è convinto Enzo Bianchi (foto), fondatore della comunità monastica di Bose, evidenziando come oggi “quest’operazione difficile e faticosa deve soprattutto estendersi anche alla vita ecclesiale, alle relazioni tra le Chiese e al tempo in cui viviamo”.

Fratel Enzo Bianchi, da dove nasce questa urgenza? E chi dovrebbe farsene carico prioritariamente?
C’è urgenza del discernimento, come sempre c’è stata in tutta la vicenda della Chiesa in questi duemila anni. Ma oggi c’è una novità. Ed è l’urgenza del discernimento comunitario.
Noi per duemila anni abbiamo soprattutto cercato, parlato e meditato sul discernimento individuale, da Origene ai padri del deserto fino ad Ignazio da Loyola. Ma abbiamo tralasciato il discernimento comunitario ecclesiale. Oggi si impone e Papa Francesco certamente insiste sul discernimento ma parla del discernimento ecclesiale, di tutta la Chiesa. Perché se la Chiesa deve fare un cammino sinodale, il discernimento è la condizione “sine qua non” per poter fare un cammino insieme. Altrimenti non ci sarebbe né convergenza né possibilità di arrivare poi a delle scelte ecclesiali.

Un discernimento urgente si estenda alla vita ecclesiale, alla relazioni tra Chiese…
Che sia urgente lo vediamo nella Chiesa cattolica perché, nella misura in cui si vuole che il Popolo di Dio diventi davvero una comunità di soggetti ecclesiali che abbiano una piena soggettività di fede e di evangelizzazione, si impone questo discernimento. Ma lo si vede anche nei rapporti tra le Chiese. E anche, in questi giorni, la difficoltà che sta sorgendo tra Patriarcato di Costantinopoli e Chiesa russa riguardo le Chiesa in Ucraina richiede un’operazione di discernimento, ciò che non solo è secondo la volontà di Dio ma ciò che è secondo il bene comune. Ciò che è il bene della mia Chiesa ma anche quello dell’altra Chiesa. Si tratta di un cammino, per certi versi nuovo, ma che va assolutamente percorso. E con urgenza. Ne va di mezzo la presenza del cristianesimo e della Chiesa nel futuro dell’umanità e del mondo.

Leggi tutto l’articolo di Alberto Baviera su La Libertà del 19 settembre su La Libertà

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