Arhuna: giovane africano aspirante reggiano

Partito dalla Libia nel 2012, ora vive a Reggio Emilia dove ha svolto attività di volontariato nel sindacato Cisl

Arhuna Bah

Dall’Africa all’Italia. Dalla Gambia a Reggio Emilia. Un viaggio di oltre 7 mila chilometri pieno di ostacoli e difficoltà. Protagonista di questa storia è Arhuna Bah, un ragazzo africano che a soli 16 anni ha deciso di abbandonare il suo Paese d’origine per scappare dalla fame e dalla guerra. Dopo sette mesi di prigionia sulle coste libiche, nel 2016, assieme ad altri 140 profughi, è salito su un barcone per intraprendere la traversata del Mediterraneo, dove hanno perso la vita migliaia di migranti partiti nella sua stessa condizione.
Nelle scorse settimane Arhuna ha lasciato la sua testimonianza nella sede del sindacato Cisl Emilia Centrale di Reggio Emilia dove presta attività come volontario.

Grazie a un accordo tra il Comune, l’Onlus Ceis, e la Cisl, infatti, il giovane africano, assieme ad altri ragazzi, ha iniziato un percorso d’integrazione facendo piccoli lavoretti e studiando l’italiano. “Spesso sentiamo parlare di migranti come di un problema, quando invece occorrerebbe fermarsi, ascoltare, capire e aiutare”, dice Domenico Chiatto, segretario del sindacato. Aruna sicuramente è inconsapevole del dibattito che c’è nel nostro Paese e in Europa sul tema dell’immigrazione. E’ nato 20 anni fa a Brikama in Gambia, un paese molto povero dell’Africa Occidentale dove abitano circa 2,5 milioni di persone . “Mio padre – racconta – lavorava nella ristorazione ma, in seguito a un incidente nel quale perse la vita mia madre, è rimasto senza un braccio e ha deciso di diventare allevatore. I soldi in casa per mantenere me, mio fratello e i figli nati dal suo secondo matrimonio, però, non era erano sufficienti e così, dopo le elementari, sono dovuto andare a lavorare come sarto”.
Quando aveva 16 anni un amico consiglia ad Arhuna di lasciare Brikama per cercare fortuna all’estero. Il paese scelto è la Libia: un paese che, in passato , offriva lavoro a molti immigrati ed era ritenuto da molti centro e nord africani il luogo privilegiato in cui poter accantonare il danaro per aprirsi un’attività al ritorno nella patria natale. Il ragazzo parte e lascia la famiglia d’origine con la qualche erano sorti alcuni dissapori dopo il secondo matrimonio del padre.

Ma arrivato il Libia, Arhuna scopre che la realtà è ben diversa è il sogno di trovare una vita migliore s’infrange. “Per sopravvivere facevo lavoretti saltuari, ma non avevo una casa vivere e dormivo sotto un ponte. Alla fine sono stato arrestato e messo in prigione come clandestino. Lì si stava malissimo. Grazie a Dio sono riuscito a fuggire…” aggiunge mostrando i segni sulle braccia che testimonia le torture subite.
Scappato di galere inizia a mettere da parte i soldi necessari per partire e venire in Italia. Duecento euro è il costo del biglietto per scappare da quell’inferno. Normalmente il prezzo è molto più alto ma in quella tratta c’era qualche posto vuoto per cui lo scafista ha bisogno di riempire il barcone. Il 12 ottobre 2016 Arhuna parte dal porto Grigaresh in direzione Catania. “Attraccati siamo stati visitati, schedati e finalmente rifocillati”. In seguito Arhuna viene mandato nel centro migranti di Bologna e affidato al Ceis di Reggio Emilia. “Qui mi trovo bene e vorrei rimanere. Non ho mai riscontrato episodi di razzismo e mi sto integrando nei migliori dei modi”, conclude.

I percorsi di volontariato per migranti: ecco come funziona a Reggio Emilia

Il sistema di accoglienza dei profughi a Reggio Emilia è gestito dalle cooperative del territorio che vincono i bandi di gara e prendono a carico la gestione di queste persone, che va dal vitto e alloggio, all’assistenza sanitaria, burocratica e alla predisposizione di un pacchetto minimo di ore di apprendimento della lingua italiana per favorire l’integrazione nella nostra società. Generalmente sono ragazzi giovanissimi quelli ospitati a Reggio Emilia la cui provenienza prevalente è del Centrafrica. “Come Cisl Emilia Centrale – spiega il segretario Domenico Chiatto – ci siamo attivati per ospitare almeno un migrante a rotazione in attività di volontariato propedeutiche al loro inserimento nella società. E’ una esperienza che valutiamo positivamente e che vogliamo ripetere perché è motivo di arricchimento per entrambi”.
“I migranti, in questo modo, oltre a studiare l’italiano, apprendono e perfezionano un mestiere, aggiunge Karim Gader, operatore del centro straordinario dei richiedenti asilo del Ceis, che offre la possibilità alle aziende, agli enti e alle cooperative di attivare percorsi di ‘tirocini formativi’ di una durate di 3 mesi, secondo le normative italiane vigenti.
“Le persone che accogliamo sono distribuite in diversi appartamenti in tutta la provincia. La scelta di dividerli è propedeutica per creare piccoli gruppi di persone che possano inserirsi con chi sta attorno, senza sconvolgere le comunità locali”.
“E’ un percorso d’integrazione che ha trovato un equilibrio organizzativo che tende andare oltre all’emergenza della prima accoglienza, riconoscendo le competenze e i punti di forza delle persone che arrivano – osserva Rita Tagliavini, responsabile Anolf Cisl Emilia Centrale a Reggio Emilia –. Speriamo che altre associazioni possano proporre queste esperienze, perché sono utili alla conoscenza reciproca e possono aiutare a superare gli stereotipi e le facili banalizzazioni”.

Karum Gader, Rita Tagliavini, Arhuna Bah, Domenico Chiatto

IL GAMBIA
Arhuna è originario di Brikama, città del Gambia , un paese dell’Africa Occidentale che conta solo 2,5 milioni di persone, esteso attorno al fiume omonimo solo per un trentesimo della superficie italiana e, con la dittatura di Yahya Jammeh (conclusasi con l’esilio dopo 22 anni nell’aprile 2017). Ora Repubblica a tutti gli effetti, nel Gambia si sopravvive d’agricoltura, settore nel quale lavora il 75% delle persone.

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