Tanto tempo fa

Notizie dall’infanzia in due racconti di Antonio Petrucci

Gran Dio se potessi
la luna cavalcare…

Personaggi misteriosi
La nostra casa era frequentata a quel tempo da alcuni misteriosi personaggi che riuscivano a non farsi vedere da noi bambini e che entravano e uscivano senza bussare e senza aprire le porte.
Il primo era San Nicola, un Santo davvero speciale che faceva collezione, evidentemente, dei denti caduti ai bambini. Quando un dente di latte traballava e cadeva, simile a un chicco di riso un po’ macchiato di sangue, poco male. Bastava metterlo, la sera, prima di andare a letto, in un angolino della finestra. L’indomani, il dentino non c’era più. Ma al suo posto c’era una bella moneta, grossa e tonda come una luna piena. Insomma un affare. Una volta, però, io e mia sorella, frugando in un cassetto di mia madre, trovammo, insieme a varie ciocche di capelli, anche alcuni chicchi di riso un po’ macchiati di sangue… Erano, indubbiamente, i nostri denti di latte. Mia sorella, fortemente delusa, accusò mia madre di avere ricomprato i nostri denti da San Nicola… Mia madre non negò. E il discorso finì lì, anche perché i denti di latte erano, a loro volta, finiti.

C’rano poi i Morti, brava gente, gente simpaticissima, che la notte del 2 novembre, immancabilmente, lasciava per noi bambini il Re e la Regina, due artistiche costruzioni di zucchero che, per quanto vi si impegnasse tutta la famiglia, duravano quasi tutto l’anno. In tempo, cioè, per essere sostituite da altri Re e altre Regine in zucchero massiccio. 

Continua…

L’uccello impagliato
Noi non avevamo paura di tutti questi personaggi misteriosi, anche se potevano diventare vendicativi, come la Befana. Neanche i Morti ci facevano paura. Però c’era un luogo, nella nostra casa, in cui non andavamo quasi mai, perché là erano concentrate le uniche cose che ci spaventavano davvero.
Salendo la scala di casa, si arrivava a un pianerottolo che dava, a sinistra, su una terrazza, a destra, su un corridoio. La terrazza, a sua volta, dava sul nostro giardino (dove un enorme fico superava il tetto della casa), mentre il corridoio… Il corridoio portava nell’angolo più remoto della nostra casa, una piccola stanza poco frequentata e poco ospitale dove si trovavano tre cose, una più inquietante dell’altra.

La prima cosa era il ritratto del padrone di casa, personaggio ostile per noi bambini, giacché aveva litigato con i miei genitori. La seconda cosa era uno specchio, simile in tutto agli specchi delle fiabe. Intanto, accadeva spesso di avvicinarsi ad esso quasi frontalmente senza riuscire a vedere la propria immagine. Secondariamente, quando arrivava, perlopiù con forte ritardo, l’immagine era deformata (o altissima o larghissima) fino al punto da apparire irriconoscibile.
Ma, per quanto potessero essere inquietanti, nessuna di queste due cose era lontanamente paragonabile, per l’inquietudine che dava, alla terza delle cose stregate che là soggiornavano: l’uccello impagliato.

Continua a leggere i due racconti di Antonio Petrucci su La Libertà dell’11 luglio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *