Corridoi umanitari per 139 profughi

Sono eritrei e somali. Galantino: l’Europa non si disgreghi

Inda Abdi non smette di ringraziare “il popolo italiano”: è scappata dalla Somalia con i suoi quattro bimbi per “cercare una vita migliore, per un futuro di libertà e di pace”.
Nebiat Gebre ha 41 anni; i suoi familiari sono morti, è sola e non trattiene le lacrime quando ripercorre le tappe dell’esodo durante il quale ha dovuto subire sevizie, torture ed è stata imprigionata: dall’Eritrea al Sudan, fino alla Malesia, all’Uganda e al campo profughi al confine con l’Etiopia.
Ci sono bimbi che fanno le bolle di sapone, altri che giocano con i palloncini colorati.

Sono stanchi, ma sorridono e intonano in coro “W l’Italia”, sventolando delle bandierine, quando si spalancano le porte dell’aeroporto di Fiumicino: sono 139 profughi somali ed eritrei, 62 dei quali minori, 31 famiglie. Tra loro ci sono donne con i loro piccoli in braccio (Emmanuel ha solo tre mesi), ragazzi disabili, anziani che saranno accolti in 22 diocesi del nostro Paese. Con il loro ingresso, reso possibile grazie al Protocollo d’Intesa con lo Stato Italiano firmato dalla Cei e dalla Comunità di Sant’Egidio, salgono a 327 i rifugiati ospitati nel nostro Paese sui 500 previsti in due anni.

“Questa è l’Italia che stiamo costruendo insieme attraverso l’esperienza bella dei corridoi umanitari che ci libera dal tifo da stadio che non ci porta da nessuna parte”, ha sottolineato monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei e presidente dell’Apsa, evidenziando che “grazie alla collaborazione tra Governo, società civile, Chiesa e movimenti, c’è un’Italia che si muove in una direzione precisa che è quella della legalità, della voglia di accogliere e di integrare, che vuole crescere con l’arrivo di queste persone”. Secondo il vescovo, infatti, “l’integrazione, l’incontro ci aiutano a ridimensionare i nostri limiti e ad aprire testa e cuore”.

“Quale che sia il governo, il colore politico, di fronte a queste storie non c’è colore che tenga”, ha tagliato corto monsignor Galantino che ha voluto ringraziare “l’Esecutivo per questa apertura e disponibilità”, la Comunità di Sant’Egidio e “gli italiani che destinano l’otto per mille e che, nonostante qualche episodio deprecabile, continuano ad avere fiducia nella Chiesa italiana che anche con la Campagna ‘Liberi di partire, liberi di restare’ investe nelle terre da cui provengono queste persone”.

Leggi tutto l’articolo di Stefania Careddu su La Libertà dell’11 luglio

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