Solitudine ai tempi di Instagram

Riflessioni intorno a una traccia della Maturità 2018

Tra gli argomenti che i ragazzi del 1999 (quasi gli ultimi dei “Millennials”) si sono trovati davanti nella prima prova scritta della Maturità, ce n’era uno così formulato: “I diversi volti della solitudine nell’arte e nella letteratura”. Onde stimolare la riflessione dei candidati, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha fornito una serie di allegati: i quadri di Edward Hopper, Giovanni Fattori e Edvard Munch, i testi di Petrarca e Pirandello, le poesie di Quasimodo, Alda Merini, Emily Dickinson.
Ebbene, degli oltre 500mila studenti che quest’anno in Italia si cimentano con l’Esame di Stato, il 22,1% ha deciso di esprimersi proprio nel saggio breve di ambito artistico-letterario, e “La solitudine” è stata la prima preferenza.

Già questo è un dato che potrebbe stupire: ma come, non li avevamo illusi che la connessione 24 ore al giorno a Instagram, YouTube e WhatsApp esorcizzasse il problema delle relazioni? Evidentemente, questa scelta li rivela “maturi” e consapevoli più di molti adulti del grande paradosso degli strumenti “social”, che – nati per connettersi a infiniti universi – di fatto rendono più soli, capricciosi, invidiosi. Bene, ma non si può nemmeno liquidare una questione così basilare come la solitudine con il dibattito, in verità già annoso, su pro e contro della cultura digitale.
Questo ambiente di pseudo-condivisioni – usato da persone di ogni età per costruire una vetrina di se stessi, con le sue fake news, l’industria del frivolo e le contrapposizioni a base di aggressività verbale – è un dato acquisito, per questa generazione di maturandi: semmai sarebbe interessante leggere una sintesi statistica dei contenuti dei temi svolti, per comprendere come la solitudine sia da loro percepita.

Continua a leggere tutto l’articolo di Edoardo Tincani su La Libertà del 27 giugno

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