“Io ho sangue di delinquente. Il seminario mi ha salvato”. Così confidò un giorno padre Dante Mainini al reporter Naldo Araujo Ferreira e a sua moglie. Queste parole furono citate durante la copertura tv del funerale dallo stesso giornalista che si affrettò a correggere la ‘facezia’ affermando che “per molte persone padre Dante fu l’unico vangelo della loro vita. Un vangelo non scritto su carta, ma incarnato in un uomo”.
«Il seminario mi ha salvato»
Padre Dante fu alunno del seminario diocesano di Reggio Emilia. Un giorno, parlando col papà, sentì queste parole di incoraggiamento: “E perché non ti fai missionario? Che cosa aspetti?”. Un consiglio così generoso non poteva cadere in un cuore meglio preparato. E il 22 agosto 1938, il seminarista Dante si presentò nella Casa Saveriana di San Pietro in Vincoli dove, nel mese successivo, iniziò l’anno di noviziato.
La scrittrice cremonese Marmilia Gatti Galasi racconta: “Forse lui non ricorderà… Nel lontano 1945 io abitavo a Robecco e lui era a Grumone… Due saveriani vennero a trovarmi per propormi di collaborare al giornalino Voci d’oltremare e di scrivere una biografia di padre Damiano de Veuster, per giovani. Mandarono a casa mia il giovane missionario padre Mainini, che mi traduceva il testo inglese mentre io prendevo appunti. Nacquero i miei due primi libri su padre Damiano, che ebbero una straordinaria diffusione: Pattini d’oro e Molokai. La mia carriera di scrittrice nacque anche dal contributo di padre Mainini”.
Dal dicembre del 1945 fino a settembre del 1949 lo troviamo a Roma dove, brillante studente, compie i suoi studi di Diritto Canonico e Civile all’Università Lateranense, ottenendo la Licenza in Diritto Canonico. Dal 1949 al 1953 fu Vicerettore nella comunità della Teologia di Piacenza e dal 1953 al 1957 vi fu anche insegnante. Nel Capitolo Generale del 1956 fu eletto membro della Direzione Generale della Congregazione fino al 1971.
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