Omaggio a Caprioli: il convegno per i suoi 20 anni da vescovo

Festeggiato con Messa, convegno e libro il 20° anniversario di ordinazione episcopale di monsignor Caprioli

Nulla sfugge al radar di monsignor Giovanni Costi, condirettore del Centro Diocesano Studi Storici (che a Marola ha sede) e cerimoniere di questa mattina speciale. È lui a dettare i tempi, a stuzzicare abilmente interventi dal pubblico e a moderare il convegno voluto per dare spessore all’omaggio a Caprioli per i suoi vent’anni da vescovo, trasformandolo in un grande e prolungato abbraccio.
Stima, affetto, riconoscenza: le corde che si toccano sono sempre le stesse, ma ogni interprete le fa suonare alla sua maniera e il concerto è davvero godibile, in un clima disteso e anche scherzoso. Apre monsignor Luciano Monari, che ricordando i riferimenti imprescindibili del confratello nell’episcopato, sant’Ambrogio e il “presto santo” Paolo VI, augura al vescovo Adriano che il Signore gli conservi la giovinezza della testa e del cuore. E ne approfitta, ora che risiede a Sassuolo, per ringraziare il vescovo Massimo dell’ospitalità e il presbiterio reggiano, “che è una meraviglia”.

Monsignor Franco Ruffini mutua dal cardinale Giovanni Mercati la massima “Paratus semper doceri” per sottolineare l’importanza, anche per un vescovo, di conservarsi pronto a imparare, per guidare il popolo di Dio in mezzo a cambiamenti di portata epocale.
C’è spazio anche per don Daniele Casini, discepolo di Caprioli e – al pari del maestro – instancabile lavoratore, e per don Umberto Iotti: “Le siamo immensamente grati – dice guardando il vescovo emerito – di aver messo mano alla ristrutturazione di questo complesso, vero fiore all’occhiello della nostra Diocesi”.
è poi la volta di monsignor Paolo Rabitti – che elogia monsignor Caprioli per l’assimilazione di Montini che ha mostrato (“Ha fatto la Tac a Paolo VI”, dice) – e dell’arcivescovo Lorenzo Ghizzoni, già rettore del Seminario e ausiliare per cinque anni e mezzo a fianco di quel pastore arrivato a Reggio dopo essere stato parroco a Legnano: “Da lui ho imparato che fare il vescovo significa essere iscritto a lotta (spirituale) continua…”; meno male, aggiunge, che gli alleati ci sono, tanto più quanto si è capaci di “sinodalità” e di condivisione nell’esercizio del ministero episcopale. E ancora vengono cooptati al microfono i monsignori Eleuterio Agostini e Francesco Marmiroli, il Vicario generale Alberto Nicelli (“Bisogna saper fiorire là dove il Signore ci ha piantati”, una delle lezioni imparate dal vescovo Adriano in un momento di lamentazione) e perfino il sottoscritto, debitore a monsignor Caprioli della Scuola di Giornalismo, culla di una nuova vocazione professionale.

Continua a leggere tutto l’articolo di Edoardo Tincani su La Libertà del 13 giugno



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