Tre sacerdoti e un diacono a rinnovare la Pentecoste della nostra Chiesa

Il Vescovo ordinerà Adonis, Emanuele, Marco e Prince nella Messa di sabato alle 19 in Cattedrale

Quattro ordinandi, tre Paesi di provenienza: Italia, Ghana, Filippine. È decisamente un clima da Pentecoste quello che la Chiesa reggiano-guastallese si prepara a vivere la sera di sabato 19 maggio in Cattedrale alle 19, quando per l’imposizione delle mani e la preghiera del vescovo Massimo Camisasca fra Jose Adonis Maria Bongo, che ha emesso la professione solenne nei Servi di Maria lo scorso 21 aprile, riceverà la consacrazione diaconale, mentre diventeranno presbiteri don Marco Lucenti e don Emanuele Sica, per la nostra Diocesi, e don Prince Osei Ampong per l’Arcidiocesi di Kumasi.
Da martedì scorso è lo stesso Camisasca che sta guidando gli esercizi spirituali ai quattro, a Marola, sul Vangelo di Giovanni ne I fratelli Karamazov, l’ultimo romanzo di Fëdor Dostoevskij. Il ritiro durerà fino a venerdì 18 maggio, vigilia dell’Ordinazione.
Abbiamo già presentato di recente fra Adonis con un’intervista (si veda La Libertà del 18 aprile, pagina 5). Incontrato in Ghiara nei giorni scorsi, il giovane frate ha aggiunto una perla di saggezza: “L’ordinazione diaconale per la mia vita non è come una laurea o un traguardo che devo festeggiare… dovrò continuare a studiare e servire per tutta la vita, e soprattutto prepararmi all’ordinazione presbiterale che mi verrà conferita a gennaio nel mio villaggio nelle Filippine, a Pomponan”.
È tempo anche di aggiornare i profili, così come le foto di rito, dei nuovi sacerdoti.

Partiamo da Marco Lucenti. Nato l’11 agosto 1981 a Scandiano, ha sempre vissuto a Tressano, partecipando alla vita della parrocchia del Santissimo Nome di Maria, oggi nell’unità pastorale “Madonna di Campiano” (Castellarano), e facendo il catechista fin dall’età di 18 anni sulle orme del compianto don Adriano Zannini. Proprio a Tressano don Marco celebrerà la prima Messa domenica 20 maggio alle 17.30.
I genitori, Giorgio e Livia Bussei, sono contadini ancora attivi. L’impresa agricola familiare prosegue anche grazie al fratello Emer, ma finché ha potuto anche Marco ha dato una mano nei campi.
Dopo il diploma da ragioniere conseguito nel 2000 all’Istituto “Baggi” di Sassuolo, Lucenti ha lavorato in azienda per undici anni, passando dalla scrivania alla guida del camioncino fino a occuparsi del magazzino, con annessa gestione informatica delle scorte.
Ma è nel fare catechismo per lunghi anni che Marco ha maturato la realizzazione più appagante, perché più profonda, completata dalle brevi ma frequenti visite alla Casa della Carità di Castellarano. Finché nel settembre 2010, dopo essersi consultato con don Vittorio Trevisi e avere vissuto per alcuni mesi nella canonica di Coviolo, è entrato in Seminario.
Negli incarichi che l’hanno accompagnato, in seguito, la catechesi è rimasta il campo d’azione prevalente: così a Poviglio, dove è rimasto fino al 2014, quindi nell’unità pastorale di Sassuolo centro, fino al 2016, e oggi nella nuova unità pastorale “Beata Vergine della Porta”, dove con il seminarista lettore Sebastiano Busani si occupa dei ragazzi di prima media.
Essendo il santuario della Porta ancora chiuso per restauri, don Marco risiede a Pieve di Guastalla insieme ad altri quattro sacerdoti: monsignor Alberto Nicelli, monsignor Francesco Marmiroli, don Giancarlo Denti e don Giacomo Menozzi.
Dell’anno di diaconato, don Marco sottolinea soprattutto la sua partecipazione liturgica, non tanto intesa nel senso di servizio all’altare, ma della possibilità di vivere la celebrazione della Messa in modo più pieno e consapevole.
Finché ha abitato in Seminario, Lucenti ha coltivato il legame con la Casa della Carità Beata Vergine della Ghiara, presso San Giuseppe a Reggio, e una certa sensibilità missionaria: dopo il viaggio in Rwanda nell’estate di quattro anni fa come membro di una spedizione del gruppo “Padre Tiziano”, nell’autunno scorso ha visitato per pochi giorni la missione diocesana in Albania. “Della lingua non ho fatto in tempo a imparare niente – dice – ma mi ha fatto bene conoscere le giovani laiche che condividono questa presenza di speranza della nostra Chiesa: ho visto persone che stanno facendo cammini di fede molto significativi”.
Pensando all’imminente ordinazione sacerdotale, don Marco rivà col pensiero alla Pasqua e a questo versetto del libro dell’Esodo riferito all’agnello del sacrificio ebreo: “Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore!”. Perché questa associazione d’idee? “Perché mi ricorda il servizio alla mensa eucaristica”, risponde l’ordinando prete. “Anche se di corsa o in tensione, come spesso siamo, nella Messa hai di che mangiare e di che festeggiare: il centro non è in quello che fai, ma nel dono che ti precede”.

Continua a leggere l’articolo di Edoardo Tincani su La Libertà del 16 maggio

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