Aprirsi all’obbedienza a Dio così come insegna la Vergine

LA PAROLA DEL VESCOVO – L’omelia della solennità in Ghiara

Ecco l’omelia nella Messa per l’anniversario del primo miracolo della Beata Vergine della Ghiara, presieduta dal Vescovo lunedì 30 aprile. Le foto della celebrazione si possono sfogliare su www.laliberta.info.

Cari fratelli e sorelle,
carissimi Servi di Maria che custodite e servite questa bellissima basilica, cari presbiteri, diaconi, religiosi e religiose, illustri autorità,
siamo alle porte di maggio, il mese dedicato alla Madonna. È lei oggi la Regina, colei che contempliamo, ringraziamo e invochiamo. È lei che ha portato a suo Figlio la tenerezza e la compassione per il piccolo Marchino e ha ottenuto per lui il dono della parola e dell’udito. È lei che festeggiamo nell’occasione di questo miracolo. È lei che trionfa in questa meravigliosa Basilica, circondata dalle figure dell’Antico testamento che l’anno prefigurata. A lei desidero affidare il nostro vescovo emerito monsignor Paolo Gibertini e il vescovo di Ravenna monsignor Lorenzo Ghizzoni, che in questi giorni celebrano rispettivamente trentacinque e dodici anni dalla loro ordinazione episcopale.

L’anno scorso, in questa stessa occasione, ho desiderato portare la nostra attenzione sulla consacrazione di tutta la Diocesi al Cuore Immacolato di Maria che sarebbe avvenuta il 13 maggio successivo. Ritengo quel gesto uno dei più significativi del mio episcopato. Sono certo che la Madonna ha accolto tra le sue braccia il nostro popolo e gli ha già concesso numerose benedizioni. Non dimentichiamoci mai che abbiamo una Madre che si prende cura di noi, che ci accompagna, che si commuove per le nostre fatiche ed è sempre all’opera per ottenere dal Padre ciò che ci è necessario.

L’evangelista Marco racconta l’episodio della guarigione di un sordomuto. Traccia di questo racconto è confluita anche nel rito del battesimo. Come ultimo gesto esplicativo, il sacerdote, dopo aver consegnato al catecumeno la veste bianca e il cero acceso, compie gesti molto simili a quelli di Gesù: gli tocca le orecchie e le labbra perché le une si aprano presto all’ascolto della parola e le altre professino a breve la fede (cfr. Rito dell’effatà, in Rito del battesimo dei bambini).

Continua a leggere le parole di + Massimo Camisasca su La Libertà del 9 maggio



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